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iii. panegirico
 



superati, ma non vinti, generosamente i suoi cittadini fra le proprie mura in difesa di essa morendo; ovvero, come vil gregge, senza né pure attentarsi di piangere, ad uno ad uno svenati da un novello Nerone, che di tal vista si piglierebbe infame diletto?

Ma cessi il gran Giove, conservatore di Roma, ch’ella a nessuna di tali vicende soggiaccia. I cittadini resi liberi e fatti felici, soldati ai confini dell’impero diventino; condotti siano da elettivi consoli e proconsoli a tempo; si deponga ogni pensiero di ulteriore conquista; si conosca meglio la vera grandezza di Roma consistere nell’esser libera e costumata, non nella immensitá dell’impero che i vizi allargando, la virtú rinserra e costringe; si ripetano in somma in tutto gli antichi princípi che potente l’han fatta e felice; e quelli, con la saggia e lieve mutazione che i mutati tempi richiedono, la ritorneranno felice e potente. L’autoritá di Traiano ad ottenere un sí magnanimo fine le vaglia. Felice Roma che in lui il censore, il riordinatore, il custode ritrova! Felice Traiano che tanta autoritá nelle sue mani vedendosi, cosí nobile, umano, inaudito e memorabile uso può farne! Riordinare i comizi, estirpare la venalitá, dalla confusione in cui giacciono rimettere in chiaro e in vigore le prerogative e i doveri di ciascuna dignitá, sopra i nomi in somma, che quasi nude ossa della estinta repubblica rimangono, riannestarne una nuova, simile per quanto si può all’antica; raffrenare il lusso sterminato, rimettere in piena osservanza le leggi, e, per magnanimo esempio, sottoporvisi primo egli stesso; son queste le generose cure, a cui riserbata è l’altezza dell’animo di Traiano: son questi gli obblighi immensi, che a cotanto principe avrá Roma; è questa la via per cui gli onori della tua divinitá (ove, per l’abuso di essi, finor profanati non si fossero) meritamente poscia ne verrebbero a Traiano solo accordati. Ma, se laida adulazione, incredibile viltá, oblio totale di lor decoro e di se stessi, fece dai maggiori nostri nomare e venerar come dèi, Cesare, Augusto, ed altri imperatori piú crudeli e men grandi di questi; dopo una lunga vita che i veri dèi non negheranno a Traiano, poiché a far rinascere Roma