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di plinio a traiano
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imperatore finora dirsi potea signor del suo esercito, da cui riconosceva il proprio impero, nella cui forza per esercitarlo affidavasi, della cui mobilitá e baldanza ad ogni ora e momento ei tremava. Traiano, de’ suoi soldati imperator veramente e non schiavo, a fare dell’autoritá sua un uso ben degno si appresta, nel fare i soldati suoi ridivenir cittadini; gran parte distribuendone, o tutti, nelle tante desolate contrade sí della Italia che dell’altre provincie dell’impero, le quali, d’uomini esauste, novelli cittadini richieggono, e aspettano che in esse il commercio, le arti, la santa agricoltura, la felicitá ne riportino. E Traiano, a cui tutto è possibile, i cittadini finora pacifici, avviliti, oziosi e dai propri soldati atterriti, fará ridivenir soldati essi stessi, per la conservazione della verace rifatta repubblica; e terribili soldati e veri e romani saranno, quelli che, liberi e non oppressi al di dentro, contro i soli e veri nemici di Roma, sotto consoli o capitani a tempo, per la propria salvezza combatteranno. Da questa lodevole, necessaria e beata antica mescolanza di nomi, per cui indistinti sono il cittadino e il soldato, ogni odiosa differenza, ogni soverchiante possanza, ogni insidia alla libertá viene impedita e tolta e distrutta. Cittadino, in libera contrada, vuol dire libero e sicuro posseditore dell’aver suo, dell’onor suo, delle mogli, dei figli e di se medesimo. Ogni uomo tale è soldato, e feroce e tremendo soldato ei suol essere, per la difesa di queste veramente sue cose. Non è soldato, no, per la malvagia ambizione del capitano; non per la rea cupidigia di un non saggio senato. Roma oramai conquistato ha, se non troppo, abbastanza: spandasi pe’ vasti confini del suo impero la libertá vera, ed il maschio pensare de’ nostri maggiori, e Roma per se stessa bastantemente è difesa.

Chiaro è che gli eserciti moltiplicati, immensi, perpetui, sfrenati e cupidi, frutto di corrotta e troppo grande repubblica, ne furono il sovvertimento, gli oppressori ne sono, e i distruttori ne saranno, rimanendo. Ma, di ciascuno individuo che un esercito compone, chi a parte a parte l’animo e i pensieri e i desideri ne spiasse, non in migliaia uno ne troverebbe nemico veramente del civile vivere. Uomini sono; per quanto rozzi e