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iii. panegirico
 



La trista successione poscia di principi tali che i non furibondi chiamaronsi buoni, andò struggendo il libero e maschio pensare; i virtuosi fatti, e la memoria perfino di essi indebolí e nascose: ma, consumò ad un tempo, se non tutti, gran parte di quegli umori perversi che alla rovina della libertá contribuito aveano. Nelle spesse e lunghe civili guerre, estinte e rinnovate le legioni giá use a donare e toglier l’impero; agguerriti gli eserciti nostri, tanto piú che romani a romani combattere maggior virtú richiedeasi; facilmente poscia nei brevi respiri dalle domestiche dissensioni passarono a respingere i nemici, ad assicurare ed estendere i confini del romano impero. I romani finalmente, atterriti ed attoniti dai mali in cui precipitati gli aveano i vizi loro e, per la incessante tirannide di quei mostruosi principi, purgata e vuota la cittá dei piú ricchi e potenti e soverchianti cittadini; questo gran corpo, debole sì, attenuato ed infermo, ma non estinto, rimase.

I pochi anni dell’impero di Nerva e del tuo a noi tutti insegnarono che, tacendo il timore, potea riparlar la virtú. Rinsaviti noi dai nostri passati mali, e il vizio perdendo oramai gli infami suoi premi, si andò per se stesso consumando nella dovuta sua oscuritá e bassezza; ovvero, se l’audace fronte osò egli pure di tempo in tempo innalzare, la meritata pena la ammoní che il principato pendeva in repubblica. Oggi dunque, mentre io a te parlo, o Traiano, Roma, dagli esempi tuoi generosi al ben fare invitata, ha dentro di sé in assai minor numero i rei; ed i buoni, ora che senza pericolo tali manifestare si possono, molti piú che da credere non sarebbe dopo sí lunga tempesta, o vi si manifestano o rinascono; o anche, dalla necessitá traviati finora, al sentier di virtú, benedicendo te come loro infallibile e magnanima scorta, pieni di nobile invidia ritornano; tanto piú caldi settatori di essa, quanto la macchia dei loro passati falli piú acerbamente gli stimola a tôrsela.

Se dunque dimostrato ti ho che in Roma sorgea la tirannide perché tutto preparato era per riceverla e meritarla; ancorché non ti potessi io dare cosí evidenti prove che il tutto oramai preparato vi sia per ricevere e meritar libertá, l’altezza