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Addio: da tutto mi diparto. Or vieni,
Serena Grazia, tu: vieni, o Virtute,
Divinamente bella, o santo obblio
395Delle terrestri cure, o sempre verde
Speme, figlia del Cielo. E tu, verace
Fe’, di beata eternità foriera,
Ospite amica nel mio sen t’infondi,
E mi solleva all’immortai riposo.
     400Sovra una tomba, colla fronte inchina,
Mira Eloisa dal morir non lunge.
Par che uno Spirto, al sibilar d’ ogni aura,
E dell’eco maggior, si aggiri e chiami.
A moribonda fiaccola davante
405Mentr’io veglio, dell’urna appiè, che serba
Di santa spoglia il venerato avanzo,
Cupa voce ne ascolto, e sì mi parla:
«Vieni, o sorella, vieni: è quì tua stanza:
Non indugiar. Come tu preghi e piangi,
410Vittima io pur d’un’amorosa cura,
Piansi un tempo e pregai. Beata or sono:
Chè tutto in questa eterna vita è pace.
I lai quì scorda il Duolo, Amore i pianti,
Superstizion medesma i suoi timori.
415Qui un Dio, non l’uom, i nostri falli assolve».
     Eccomi dunque. I non caduchi serti