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Pianto da’ rai distillo, e nella polve
Supplice mi ravvolgo, e su i miei falli
Della grazia spuntar l’alba rimiro,
370Vieni, se ardisci, allor: tutti dispiega
I vezzi antichi: al Ciel te stesso opponi,
E ’l mio cor gli contrasta. Oh! vieni: e un guardo
Di tue care pupille in questo petto
Ogni pura disgombri idea superna.
375Quella Grazia da me, da me quel pianto
Respingi, e duolo e penitenza e preci:
E quando ancor fia che all’Empiro io poggi,
Ai dèmoni ti aggiungi, e a lui mi togli.
E dal sen del suo Dio svelli Eloisa.
     380Ah no: fuggi da me, fuggi, e lontano
Come polo da polo. Ambo disgiunga
Alto oceàno e insuperabil alpe.
No, più non ti appressar: più a me vergato
Foglio non giunga, nè un pensier, nè brama
385D’un solo de’ miei guai meco diviso.
La data fè ti rendo. A me più mai
Di te non sovverrà. Scorda tu stesso
La misera Eloisa, e tutto abborri
Quanto di lei già fu. — Vivaci lumi,
390Sguardi amorosi, che ho tuttor presenti;
O lungamente vagheggiata imago,