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I.

Fra gli scienziati italiani e stranieri del Settecento che compierono gite e studi sulle montagne, dev’essere collocato anche il sommo fisico Alessandro Volta, alla cui memoria s’apprestano i cittadini di Como a tributare quest’anno — centenario della immortale scoperta della pila — onoranze solenni. Però nessuno di coloro, i quali scrissero sulla storia e sullo sviluppo, oppure sulle origini e sui primordi dell’alpinismo, nessuno ricordò il Volta tra i precursori e gli iniziatori della perlustrazione dei monti.

Appare quindi doveroso e necessario — nell’occasione delle feste comensi — di illustrare il grand’uomo anche sotto questo dimenticato punto di vista che, senza dubbio, aggiunge nuovi meriti ai suoi già numerosi, incalcolabili ed universalmente conosciuti. Invero, completa egregiamente la sua gigante figura di scienziato questa che dirò, veste alpinistica; nè a lui, che scopriva nuovi orizzonti alle scienze fisico-chimiche e preparava co’ suoi trovati le glorie più belle del secolo decimonono, poteva mancare l’intuizione di quel prodotto affatto moderno della civiltà — ad un tempo impulso dell’intelletto, e speciale passione dell’animo, e bisogno igienico del corpo — che è l’alpinismo.

L’alpinismo ha essenzialmente una origine scientifica. Furono gli scienziati che, per i primi, affrontarono i disagi ed i pericoli della montagna, quando, messi tra i ferravecchi i sistemi immaginari, e lasciati ai garruli ignoranti i battibecchi metafisici, si diedero all’osservazione minuziosa ed attenta dei fenomeni naturali e scorsero, di conseguenza, nelle regioni montuose, fin’allora neglette ed abborrite, il campo più promettente al riguardo. Ond’è che, muovendo alla ricerca ed allo studio dei fenomeni, quali si presentano nelle alte contrade, gli scienziati vennero man