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poemetto giovanile. 477

Quando sei nato? Ove finor la tua
Vita di mille secoli traesti
Risvegliatrice di paure arcane?
Forse in te pur nasce, fatica, e muore
Una gente fugace, a cui diè vita
Inaffiata di lagrime la creta?
O se’ tu di maligni angeli un nido
Senza requie vaganti, a cui talenta
Col guardo avvelenar la poveretta
Letizia de gli umani? Ove prefiggi
Pei dì venturi la sinistra fuga?
Quanto ancora di genti congiurate
Agitarsi e di guerre, e vergognoso
Esular di regali orme maturi?...

     Chi mi narra, onde vien, come si chiama
Quel galeotto? Or con pupilla immota
Egli contempla il risalir di quello
Peregrino del cielo, e par confonda
La sua con la romita alma dell’astro:
Or si volge a quel punto ove il baleno
Con arcani caratteri di luce
Segna gli azzurri, e maledice al nembo,
Che su quell’acque infurïar non osa.
Però che un dì dal Golgota lontano
Per quell’onde una santa imperadrice,9
Bella redía de la scoverta Croce;
E sorse nera una tempesta, ed ella
Gittò al fondo un divin chiodo,
che stette Mallevadore di perenni calme.
Ma quel dannato a la galera agogna
La tempesta e la morte. Al vergognoso
Remo non era la sua mano bianca