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poemetto giovanile. 475

De la fanciulla intesi, avean dismesso
Lo sgranar de le inerti ambre, e la noia.

     Siccome i fuochi onde rosseggia il monte
Quando a valle sospinto il mandrïano
Le selvatiche accende erbe autunnali,
Pur nel desio di più fiorente aprile;
Tali apparíano quelle faci; or d’una
Fulgida riga incolorando i clivi
Si nascondcan fra gli alöe giganti,
Or rïuscivan più di pria vivaci
Rasente un balzo, o vagavan confuse,
A guisa de le lucciole sui prati.
Come scendeano approssimando, al guardo
Apparivan distinti armi e cavalli
E cavalieri, a cui bianco svolava
Qual lenzuolo da morti il vestimento.
Alfin posaro in una valle. — Quivi
Una tenda crescea di caprifoglio
Sopra un delubro rüinato. Un tempo
Le Amatusie fanciulle alzâr quell’ara
A Citerea di voluttà maestra:
Quando, furenti di desío, la baia
Correano seminude, e da la riva
Ai venturosi naviganti invito
Feano col canto; e i talami improvvisi
Eran cespi d’olenti erbe e col prezzo
Inverecondo componean la dote.7

     Ivi d’Assano riposò la banda
Trafelata un istante, a cui tardava
Il mattino salpar, de le seconde
Prede bramosa; e ad ingannar l’attesa