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poemetto giovanile. 447

Steso ai piè dell’avel che all’infelice
Giano4 fu primo ed ultimo riposo,
Aperse gli occhi il morïente, e vide
China. su lui la figlia in quell’estremo
Disperato dolor, che è più di morte.
Guatò d’intorno attonito; gli parve
Di tornare a la vita dopo lungo
Sonno affannato: come in faticosa
Visïon, gli ricorse una confusa
Pugna, e un Osmano saltellon pei muri
Ir vagabondo con un dardo lungo;
E si sentia colpire, e de la morte
Arrivar la solenne ora comprese;
Ma il pensier de la sua misera terra,
Così com’era, anco il premeva:

                                                         “Arnalda
Sali là su: di’ cosa vedi.”

                                                    Ed ella
Con quella punta di coltel nel core,
Barcollando saliva obbedïente
Le scale, onde si giunge a la sublime
Finestra de la chiesa. — Indi lo sguardo
Per molta parte di città si stende

E per molta campagna.
                                        “Su le mura
Vedo ondeggiare un lacero stendardo
Ma non è quello di San Marco. Padre
Odi tu questo che mi gela il sangue
Rintocco di campana: a onde a onde