Pagina:Alcuni scritti del dottor Carlo Cattaneo vol. I, Milano 1846.djvu/57

Facciano lagrimoso il ciglio mio!
Quanto è bello e divino il roseo calle
Ritèssere degli anni, a man recando
Un amato fanciullo, e il dolce sogno
Risognar della vita un'altra volta!

E sono versi soavissimi, ma di maniera metastasiana; e Filippo non li poteva tampoco intèndere; e Carlo aveva in quell'istante troppi pensieri; e sono i sentimenti del poeta, non quelli dei suoi fieri personaggi. Se non che, tosto riappare la verità e la forza tràgica in quei gravi e profondo rimproveri, e in quelle calde preghiere che Carlo volge al padre:

Tu m'hai del tuo paterno animo escluso,
Non men che dal tuo soglio. E ciò fu pio?
Fu giusto, o padre? Il prìncipe, l'erede
Dell'ispana corona, uno straniero
Fatto in Ispagna? un prigionier ne' regni
Su cui dominerà? Fu pio? fu giusto?
Quante volte, o mio padre, al suo chinài
Vergognando gli sguardi, allor che il labro
D'un estranio legato, o d'un editto
Pùblico il grido, mi narrò le nuove
Di questa corte, in questa corte!....
Omài
Risvegliato mi sento; il regio trono
Qual minaccioso creditor mi scote
Dall'ignavo letargo, e le perdute
Ore nel sonno giovanil mi fanno
Come dèbiti sacri al cor rampogna .....
Accòrdami le schiere!
Màndami in Fiandra! Al dolce ànimo mio
La raccomanda. Il sol mio nome, il nome
Del regio Infante, che le tue bandiere
Preceda, è squillo di vittoria, dove
Di sterminio lo sono e di spavento
I carnèfici d'Alba. - A te lo chieggo