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E ALFIERI 5

inoltra quel finale giudicato, da cui nessuna passata potenza esime il reo. L'opinione che Carlo perisse vittima dell'Inquisizione spagnola fu ai nostri tempo dissipata da Llorente, il quale nelle carte del Santo Officio non ne trovò vestigio1. Ma egli pose in chiaro che fra i tre giudici di Carlo sedeva primo Espinosa grande inquisitore, non perrò come presidente del Consiglio di Castiglia. E in vero per quanto profano fosse divenuto nella Spagna quel tribunale, massime dopo che il suo capo doveva dal Consiglio di Castiglia ingerirsi in tutti gli avvolgimenti dell'ambizione europea: per quanto nelle mani di Filippo fosse divenuto strumento d'una ferrea volontà; la più commune prudenza non assentiva d'avvezzarlo a por mano alla vita degli eredi del regno, altrimenti che come regio magistrato, libero da qualsiasi straniera influenza. Filippo stesso, pochi anni prima (1555-1557), aveva dovuto lottare coi prelati spagnoli, sollecitati dal Siliceo,: e più ancora col pontefice Paolo IV, il quale suo suddito per nascita (Caraffa di Napoli), l'odiava fieramente, e intraprendeva a dichiararlo decaduto dal regno; perlochè Filippo, giusta il tortuoso suo costume, mentre da una parte si collegava col re di Francia, e avventava contro la città di Roma l'esèrcito del Duca d'Alba, s'inchinava dall'altra a implorar perdono, e accettare l'assoluzione dal Santo Officio.

E Carlo, fino a pochi giorni prima della sua prigionia, e nella maggior tempesta dell'animo erasi così fermamente attenuto ai principii dell'educazione sua, che, avendogli il confessore negata l'assoluzione se non rinunciava a un sanguinoso suo proponimento, egli andolla mendicando presso altri sacerdoti; consultò presso di sè una notte quattordici frati del convento d'Atocha; e infine pretese che il priore Tobar gli porgesse un'ostia non consacrata, perchè non apparisse com'egli non poteva partecipare cogli altri prìncipi della famiglia alle consuetudini solenni. Solo nell'esacerbazione della sua cattività, e forse per sospetto, rifiutò sino all'ultimo di confessarsi. Perlo-

  1. V. Llorente, Istoria critica, ec., compendiata da Ticozzi, T.II, cap. XIX.