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Vincenzino era uno di quei pochissimi giovani nei quali la originale stampa dell’ingegno italiano mostravasi più chiara. D’intendimento, di animo, come della persona bellissimo. Nella filosofia aveva una apprensiva notabile, e quantunque non la coltivasse di proposito, non pertanto con facilità intravvedeva il vero; e nelle disputazioni mostrava molta prontezza di concepimento, sia nel domandare, sia nel rispondere. Nondimeno la cosa onde si dilettava più insaziabilmente quell’anima era l’armonia e la bellezza; e ciò mostrava nei suoi componimenti vivaci e freschi di giovinezza, e nel desiderio per la musica, massime per quella parti manifestatrici dei dolori, delle ansie e dei silenti gaudi della vita. Cotesto sentimento della bellezza informavagli tutta quanta l’anima, la quale non s’inchinava mai basso, ed era sdegnosa, nobile, onesta, e tale appariva alle sembianze, in maniera che solamente a guardarlo l’avresti riputato di gentile casato. L’anima abitava nel corpo a similitudine di signora; e tutti gli atti, i portamenti, le membra, parevano governati da quella. Nel fare le cose meno importanti si conteneva in atteggiamento onesto; e quando in ge-