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poneva sopra un ramo di albero e cantava dolorosamente. Innanzi l’ultima sera pareva piangere di più abbondante dolore, come se a quella gentile creatura tremasse il petto di un sinistro presentimento. Egli la udì, e i suoi occhi si riempirono di lacrime. La notte appresso aggravò: la madre tenevaselo abbracciato al petto; quando si fu accorta che stava ormai per passare, dolorosamente, e piangendo, e ululando, va, chiama, sveglia tutti quei di casa; i quali mentre se gli pongono d’accanto al letto e piangono, il giovane quetamente e serenamente morì.

Quella casa è squallida! agli occhi di quella miserabile madre è amara la luce! Quando tutte le altre madri vanno con i loro figliuoli a festa, essa, a neri panni, entra nella stanza più recondita della casa dove sono i dipinti dei figliuoli morti; li guarda, li abbraccia, stringeseli al petto, li chiama per nome: Elisa, Angelo, Elena, Francesco, Tommaso; ma quei non rispondono.

O Dio abbiate misericordia di questa casa.