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riposava quivi, e andava riguardando i sepolcri, e principalmente quelli dove stavano segnati i nomi di qualche giovane e di qualche fanciulla; diceva dentro di sè: Questi forse hanno patito quel medesimo che abbiamo patito noi; il cielo sa se termineremo di qua a breve tempo nel medesimo modo; almeno che fossimo uniti dopo la morte, come sono questo giovane e questa fanciulla.

Intanto per la malinconia perpetua quella gentile anima si logorava lentamente; tantochè i suoi, commossi dalla misericordia, si adoperarono per ottenergli la giovane: ma oramai era tardi. S’inginocchiarono davanti all’altare del Signore; il sacerdote, come suole fare, augurava loro lunghi anni; la donna in dimostrazione di fede stendeva la mano, egli ancora la sua: ma quella mano colla quale la stringeva era scarna. Non passò un anno, e là dove si faceva festa si udirono vedovili lamenti. Gli sopravvenne una febbre, e, quanto più era lenta, altrettanto impauriva il disavventurato giovane: la vita, che gli era diventata sì cara, lo andava abbandonando insensibilmente. La donna, che non aveva alcun presentimento dei propri casi, la sera per riconfortarlo gli raccontava ella