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contro ridendo, e si dolse che quel giorno, vicino a Natale, ella facesse una così meschina figura.

La prese per mano ed entrò con lei in una botteghina dove si vendeva sapone e candele, olio e stringhe, bottoni e caffè di cicoria, e comperò mezzo metro di nastro rosso, poi, arruffati que’ riccioli neri che parevano impastati, ne prese un ciuffetto che legò col nastro.

«Beata voi, Grazia» disse la bottegaia. «Ci avete il tempo di far belli anche i figlioli degli altri.»

Finito l’esame, Grazia, come per compensare Raffaella d’averla dimenticata, la invitò con Nocente a desinare a casa sua.

«Perchè anche Nocente?» dimandò sottovoce Natale mentre il ragazzetto correva a casa ad avvertire la sua mamma.

«Perchè non è giusto che si faccia godere soltanto Raffaella, oggi che è giorno di festa per tutti e due.»

«Oh, di festa!? Ha risposto così male, e ha sbadigliato così forte da far ridere tutti!...»

«E un povero figliolo che bisogna compatire, sai? non capisce che cosa sia bene e che cosa sia male. Hai visto che non è punto mortificato? anzi, quand’è uscito di scuola era il più allegro di tutti come se fosse riuscito il primo della classe. Oh, ma guarda Perin! Come mai c’è qui Perin?»

Il cagnetto saltava fin sulle spalle di Natale, abbaiando festosamente, e il bambino, stupito di vedersi lì il cane partito due giorni prima per l’alpe col babbo, era però ancor più preoccupato di sollevare alto i santini e il libro avuti in premio, per paura che colle zampe glieli sciupasse.

«Ma guarda un po’! come mai?» diceva Grazia ac-