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cando un aiuto, ed era sicuro di trovare sulle labbra o semplicemente in un cenno del compagno, la risposta.

Nel dialogo, Natale aveva la parte più lunga, e incoraggiate dalla sua voce anche le bambine più timide alzavano la loro, si facevano coraggio gridando in falsetto.

L’esame si chiuse con una poesia di ringraziamento al Parroco e all’Ispettore nella quale quegli scolarini, ormai vicini ai sei anni, promettevano solennemente di diventare bravi uomini e buone donne, e fu naturalmente Natale che la recitò con un vocione che fu udito da tutti, fin da quelli che si pigiavano fuori della porta; ma essi non poterono vedere l’accompagnamento di gesti, finito con un levar di mani al cielo, così eloquente da far piangere tutte le mamme.

Grazia, la cara donnina, tutta rannicchiata in un angolo, col viso rosso rosso, cogli occhi lucenti di lagrime, diceva con fervore in cuor suo: «Dio, vi ringrazio!... Ma vi prometto di non insuperbire.»