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284 istorietta amorosa

dell’uno de’ due primi uomini di Firenze, volentieri non arebbe voluto che gli fusse capitato alle mani, vedendo la sua umanitate, bellezza e infinita gentilezza; ma pure, vedendo la sua confessione, deliberò ritenerlo seguitando lo stile della ragione.

Leonora, aspettando il suo Ippolito, si maravigliava di tanta tardanza, e infine vedendo che già il giorno appariva, tirato il filo dentro, si mise a sedere in sulla panca del letto, pensando qual fusse la cagione che il suo Ippolito non era venuto, e temendo varie e diverse cose. La mattina la novella si spande per Firenze come Ippolito Bondelmonte è stato preso per ladro. Onde che a tavola desinando messer Amerigo, ed essendovi Leonora, lui dice alla moglie: «Non sai che ’l figlio di messer Bondelmonte questa notte qui appresso a casa nostra fu trovato con una scala di corda che andava a furare, di che lui è nelle mani del podestà; e sanza martirio ha confessato che andava ad imbolare, sì che io mi credo che lui sarà giustiziato come rubatore». Leonora, udendo queste parole, tutta si smarrì, e partitasi accortamente da tavola se n’andò in camera, dove per lo gran duolo non poteva parlare; anzi tutta aghiacciata, serrato l’uscio della camera e postasi in sul letto, aveva il sangue dal dolore più ghiaccio che neve. Poi riavutasi un poco, «Ahi, morte — diss’ella — perché non mi cavi di queste pene? Ahi, sventurata Leonora, non vedi tu che per tuo amore Ippolito è giudicato a vergognosa morte? Non vedi tu che per salvare il tuo onore lui vuole perdere e l’onore e la vita? Non volere più vivere al mondo poiché ’l tuo fato in ogni cosa è contrario. Come potrai tu vivere sanza Ippolito, il quale non vuole vivere, non essendo salvo il tuo onore?». E dicendo queste e altre dolorose parole la povera fanciulla, asciutti gli occhi, se n’andò in sala a sentire se nulla di nuovo udiva del suo amante.

Ippolito perseverava nella confessione, in tanto che il podestà lo fece raffermare a banco, e assegnogli il termine a produrre ogni sua difesa. Di che giunto il termine, il podestà fa mettere in punto per far giustizia. E qui mandato pel padre d’Ippolito, «Vedi — diss’egli — il tuo figliuolo è nelle mie mani, il quale di sua volontà ha confessato e confessa, e raffermato il delitto. Dio sa che a me duole d’essere esecutore di questa giustizia, ma biso-