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104 de pictura – libro terzo

raleli, onde nel publico lavoro torremo dai nostri congetti, quasi come da privati commentari, ogni stanza e sito delle cose. In lavorare la istoria aremo quella prestezza di fare, congiunta con diligenza, quale a noi non dia fastidio o tedio lavorando, e fuggiremo quella cupidità di finire le cose quale ci facci abboracciare il lavoro. E qualche volta si conviene interlassare la fatica del lavorare ricreando l’animo. Né giova fare come alcuni, intraprendere più opere cominciando oggi questa e domani quest’altra, e così lassarle non perfette, ma qual pigli opera, questa renderla da ogni parte compiuta. Fu uno a cui Appelles rispose, quando li mostrava una sua dipintura, dicendo: «oggi feci questo»; disseli: «non me ne maraviglio se bene avessi più altre simili fatte». Vidi io alcuni pittori, scultori, ancora rettorici e poeti, — se in questa età si truovano rettorici o poeti, — con ardentissimo studio darsi a qualche opera, poi freddato quello ardore d’ingegno, lassano l’opera cominciata e rozza e con nuova cupidità si danno a nuove cose. Io certo vitupero così fatti uomini, però che qualunque vuole le sue cose essere, a chi dopo viene, grate e acette, conviene prima bene pensi quello che egli ha a fare, e poi con molta diligenza il renda bene perfetto. Né in poche cose più si pregia la diligenza che l’ingegno; ma conviensi fuggire quella decimaggine di coloro, i quali volendo ad ogni cosa manchi ogni vizio e tutto essere troppo pulito, prima in loro mani diventa l’opera vecchia e sucida che finita. Biasimavano gli antiqui Protogene pittore che non sapesse levare la mano d’in sulla tavola. Meritamente questo, però che, benché si convenga sforzare, quanto in noi sia ingegno, che le cose con nostra diligenza sieno ben fatte, pure volere in tutte le cose più che a te non sia possibile, mi pare atto di pertinace e bizzarro, non d’uomo diligente.


62.    Adunque alle cose si dia diligenza moderata, e abbisi consiglio degli amici, e dipignendo s’apra a chiunque viene e odasi ciascuno. L’opera del pittore cerca essere grata a tutta la moltitudine. Adunque non si spregi il giudicio e sentenza della moltitudine, quando ancora sia licito satisfare a loro oppenione. Dicono che Appelles, nascoso drieto alla tavola, acciò che ciascuno potesse più libero biasimarlo e lui più onesto udirlo, udiva quanto ciascuno