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uxoria 335

parea, mentre le loro donne erano vive, che mai avessero minimo momento d’ora lieto e libero di cure e maniconie. E lodarsi che già anni dieci bene abbi retto, non volontaria come a’ fratelli, ma certo inevitabile, laboriosissima provincia, in quale ben consigliando sé stessi, nulla né a suasione né a preghiere né a minaccie alcune cedendo, o interlassando suo preso ottimo instituto, esso con molto frutto perseveri. E disse essere la pazienza e fermezza sua stata incredibile, e tentata non da una, quale e’ fratelli, sola femmina, ma da tutti quasi e’ mortali: né esserli stato securo refugio la casa sua, dove il padre, la madre, e’ fratelli, tutti li persuadeano, comandavano, pregavano pigliasse moglie; minacciavanlo esredarlo, privarlo de’ beni paterni, averlo in luogo d’alieno e ignoto, se non li ubidiva. «Né fui», disse, «ancora libero da tanta domestica ricadia, se forse fuggiva in vicinanza, ove e’ parenti e cognati me assediavano, espugnavano, dessi al padre mio questa ubbidienza, a’ fratelli questa grazia, a chi mi pregava mi rendessi non tanto inessorabile e ostinato. E ne’ teatri, ne’ templi, ne’ publici diversori ancora, mai a me fu luogo a fuggire questa seccaggine: tutti e’ mortali quasi a gara e distribuita faccenda a me sono stati in questo suadermi ch’io tolga donna troppo odiosi. E io, che manifesto vedea quella che dal marito potea né facilità né benignità né amorevolezza alcuna più a sé desiderare, e quella che con maravigliosa custodia era osservata, non però essere assai pudica, e intendea questa non si saziare d’uno e poi d’un altro amante, e questa nulla potersi contenere con infinita guardia, consiglia’mi non torla.