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160 profugiorum ab ærumna

e prese a mano di qua e di qua Niccola e me, e commovendo qualche poco el capo disse: — Io mi credea avervi assoluta e prefinita questa impresa, e stimava restasse nulla altro in questa causa che l’ultimo epilogo e breve enumerazione delle cose recitate da noi. Ma ora m’avveggo in più modi del mio errore, e vorrei non aver cominciato quello ch’io non seppi con ordine e via conducere sino a qui. Né qui so dirizzarmi a tradurlo dove io da lungi scorgo bisognerebbe tragettarlo. Dissi cose assai, e forse non inutili; ma e’ mi intervenne come a chi truovò nella vigna quasi el cucuzzolo d’un gran sasso, e parsegli da scoprirlo, ma poi si pentì del sudore e tempo perdutovi sino a qui, ove e’ lo scorge maggiore e men da poterlo muovere e transportarlo che e’ non si fidava.

Così disse Agnolo, e poi di nuovo tacendo oltre s’avviò passeggiando. Adunque Niccola, uomo acutissimo, verso me ritenne el passo e disse: — Concederemo noi, Battista, qui ad Agnolo quel che e’ dice che ’l suo disputare sino a qui sia stato senza ordine? E tanta copia di varie, degnissime e rarissime cose accolte da lui, diremole noi non esposte in luogo e porte e assettate dove bello si condicea e convenia? Molti appresso de’ nostri maggiori Latini e ancor molti presso de’ Greci, Agnolo, scrissero simile parte e luoghi di filosofia. Non però vidi in tanta frequenza alcuno di loro più che voi composto e assettato. E notai in ogni vostra argumentazione e progresso del disputare esservi una incredibile brevità, iunta con una maravigliosa copia e pienezza di gravissimi e accommodatissimi detti e sentenze. E quello che a me pare da pregiare in chi scrive o come voi qui disputa e ragiona di queste dottrine dovute a virtù e atte a viver bene e beato, Agnolo, si è quello che in prima in voi mi parse bellissimo. Non so se fu Cipreste, del quale Vitruvio scrive tanta lode, o se fu altro architetto inventore di questo pingere e figurare, come oggi fanno, el pavimento. Ma costui qualunque e’ fu trovatore di cosa sì vezzosa, forse fu a quel tempio ornatissimo di ⟨Efeso⟩, quale tutta l’Asia construsse in anni non meno che settecento; e vide costui a tanto edificio coacervati e accresciuti e’ suoi parieti con squarci grandissimi di monti marmorei, e videvi di qua e di là colonne altissime; e videvi sopra imposti e’ travamenti e la copertura fatta di bronzo