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libro quarto 309

di studii, opinioni e fortune, e con ogni officio insieme colligata e nutrita. Così resta che chi vorrà dare augmento alla amicizia, a costui sarà sua opera dirizzarla a essere perfetta. Sarà perfetta dove non utilità, non voluttà in prima, ma solo onestà la contenga. Parti?

Lionardo. Parmi.

Adovardo. Fia pertanto prima officio mio volere che chi io proposi ad amarlo molto in me conosca essere animo e volontà iunto a sola onestà. Poi apresso a me sarà debito non soffrire che chi mi sia dato ad amicizia, non al tutto sia ben vacuo d’ogni vizio e biasimo, e quanto io possa, volerlo ornato d’ogni virtù e costumi, accioché fra noi la benivolenza di dì in dì eccitata dalla virtù cresca, e l’uso mantenuto da’ buoni costumi la renda robustissima, e contro ogni suspizione e oblivione fermissima.

Lionardo. E quale si truova sì modesto e facile, a cui diletti essere da chi si sia altri fatto migliore? Né so quanto fusse grato allo amico suo chi gli palesassi quanto e’ forse lo conosca non buono; tanto a ciascuno poco dispiace el vizio proprio.

Adovardo. Tu confessi un vizioso nulla potersi vero riputare amico?

Lionardo. Che poi?

Adovardo. Diroloti, quando m’arai risposto qual tu più lodi, o rescindere l’amicizia, o fare chi tu ami migliore.

Lionardo. Non mi sendo luogo senza eccitar odio renderlo men vizioso, a me più graderebbe serbarmi quanto da lui potessi benivolenza, quando sia, come si dice, che ’l servire acquista amici, e la verità genera odio.

Adovardo. Quasi come pochissime ti si avengano in ogni ragionamento attissime vie con parole emendarli. Chi in te prima conosca intera fede essere e vera affezione, niuno tanto stimo sarà intemperato e pieno di licenza in sé stessi e petulante, quale vedendo a te, omo grave e constante, i lascivi tutti essere odiosi molto, ed e’ bestiali starti a stomaco, non medesimo curi parerti dissimile da quelli quali tu con seve-