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libro primo 15

cari parenti e veri amici. A chi m’è coniunto di sangue e chi sempre in vita mi sono sforzato a giugnermelo di benivolenza e amore, in che modo potre’ io onestamente credere le mie cose gli fussero poco racomandate? Bene mi sarebbe più grato non avere a lasciarvi ne’ miei questa fatica. Benché il morire non mi turbi troppo, pure questa dolcezza del vivere, questo piacere d’avermi e ragionarmi con voi e con gli amici, questo diletto di vedermi le cose mie, pur mi duole lasciarlo. Non vorrei inanzi tempo esserne privato. Forse meno mi sarebbono grave e poco acerbe perderle, se io potessi di me come solea Iulio Cesare di sé dire, sé alla età, alla felicità essere assai vivuto. Ma né io sono in età che la morte non sia ancora in me pure acerba, né sono in tanta felicità che vivendo non desideri potere vedermi in più lieta fortuna. E quanto mi sarebbe desideratissima letizia, quanto mi riputerei ad estrema felicità in casa del padre mio, nella patria mia potere, se non con qualche pregio vivere, almanco morirvi, e poi giacere tra’ miei passati! Se la fortuna non me lo permette, o se la natura qui usa el corso suo, o se pure io sono nato a patire queste miserie, stimo non sarebbe saviezza fare senza pazienza quel che pure mi fusse forza fare. Ben sarei più contento, figliuoli miei, in questa età non vi abandonare, e manco mi dorrebbe morire non giovane, solo per afaticarmi come soglio in utile e onore di casa nostra. Ma se altro destino richiede questo mio spirito, né debbo, né voglio averlo per male, né piglio contro a mio animo quello che nulla mi gioverebbe non lo volere. Sia di me quanto piace a Dio.

Adovardo. Così credo, a soperchiare ogni paura della morte, questo medesimo sia grande aiuto, pensare che a’ mortali el finire sua vita sempre fu necessario. Ma ben si vole ancora nella infermità e debolezza non vi si adiudicare, ché benché e’ giovi al superare la paura e ombre della morte, pur credo questo nuoce alla quiete e tranquillità dell’animo starsi colla mente in quella sollecitudine dalla quale forse e io non saperei distormi sendo in quella tale affezione, pen-