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172 i libri della famiglia


Giannozzo. Ben vi paiono begli, che, figliuoli miei? Tenetegli a mente.

Lionardo. Così faremo, che nulla più potrebbe esserci grato e a perpetua memoria commendato.

Giannozzo. Egli è quanto? L’anno doppo al quarantotto, dico io bene? Anzi fu l’anno doppo, in casa di messer Niccolaio Alberto, padre di messere Antonio, al quale Niccolaio messere Benedetto, padre di messer Andrea, Ricciardo e di Lorenzo vostro padre, Battista e tu Carlo, fu fratello cugino, però che Iacopo padre di messer Niccolaio e Nerozzo vostro bisavolo, padre di Bernardo tuo avolo, Lionardo, e padre di messer Benedetto, e Francesco avo di Bivigliano furono fratelli nati d’Alberto fratello di Lapo e Neri figliuoli di messer Iacobo iurisconsulto nato di messer Benci iurisconsulto, e fu questo Lapo avolo di messer Iacobo cavaliere, il quale messer Iacobo fu fratello di Tomaso nostro padre, e fu padre del vescovo Paolo nostro cugino, e cugino di messer Cipriano, al quale testé vive el nepote messere Alberto, e quello Neri di sopra fratello di Lapo e Alberto fu padre di messere Agnolo. Mai sì.

Lionardo. E tutta questa moltitudine de’ nostri avoli chiamati messeri, furono eglino cavalieri o pur così per età o altra dignità chiamati?

Giannozzo. Furono, e notabilissimi, cavalieri quasi tutti fatti con qualche loro singularissimo merito. E questo messer Niccolaio nostro, uomo d’animo e costumi nobilissimo, uno di quelli sedendo in magistrato, tenendo il suppremo luogo ad aministrare giustizia fra il collegio di quelli pochi i quali reggono tutta la republica, porgendo la insegna e vessillo militare al guidatore del nostro essercito contro all’oste di Pisa, non sanza grande letizia di tutti i nostri cittadini e merito della famiglia nostra, li fu donato grado e onoranza di cavalleria sulla porta di quello palagio, di quello publico seggio e ridotto de’ nostri magistrati, al quale fondato e principiato da’ nostri Alberti, sempre fu ogni sua dignità e maiestà con quanta mai potemmo opera e spesa per noi conservata e