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8 i libri della famiglia

di tutto l’universo mondo, mentre che tu fusti unita, unanime e concorde a mantenere virtù, a conseguir laude, ad ampliarti gloria, mentre che tuo studio e arte fu debellar e’ superbi ed essere umanissima e iustissima co’ tuoi sudditi, e mentre che tu sapesti con animo rilevato e dritto sostenere qualunque impetuosa avversità, e riputasti non minor lode in ogni ardua e laboriosa cosa vincere sofferendo che evitarla schifando, e quanto tempo gl’inimici virtú, gli amici fede, e’ vinti misericordia in te essere conobbero, tanto tempo allora potesti contro alla fortuna e sopra di tutti e’ mortali, e potesti in tutte l’universe nazioni immettere tue santissime leggi e magistrati, e persino al termine degli Indii a te fu permesso constituire fulgentissimi insigni della tua inestimabile e divina meritata gloria, e per le tue prestantissime virtù, pe’ tuoi magnificentissimi, validissimi e fortissimi animi fusti pari agli dii riverita, amata e temuta. Ora poi con tue discordie e civili dissensioni subito incominciasti a cadere di tua antica maiestà subito le are, e’ templi e teatri tuoi latini, quali soleano di giuochi, feste e letizia vedersi pieni, e coperte e carche di ostili essuvie e vittoriosi voti e lauree trionfali, subito queste cominciorono essere piene di calamità e miseria, asperse di lacrime, celebrati con merore e lamenti. E le barbare nazioni, le serve remotissime genti, quali soleano al tuo venerando nome, Italia, rimettere ogni superbia, ogni ira, e tremare, subito queste tutte presero audacia di irrumpere in mezzo el tuo seno santissimo, Italia, sino ad incendere el nido e la propria antica sedia dello imperio de tutti li imperii.

E ora, poiché o l’altre nazioni se l’hanno per nostra negligenza e desidia usurpato, o poiché noi Latini abbiamo tanta a noi devuta gloria abandonata e derelitta, chi è che speri più mai recuperare el perduto nostro imperial scettro, o che giudichi più mai riavere o rivedere la purpura e diadema nel suo qui in Italia primevo sacratissimo e felicissimo domicilio e sedia, la qual già tanto tempo, nostro difetto, n’è rimasa spogliata e nuda? E chi adunque stimasse tanta incomparabile e maravigliosa nostra amplitudine e gloria latina per altri che per noi medesimi