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IN TOSCANA. 317

     Umor, che dato al secol nostro in sorte,
     Spira gentil söavità d’odore.
     Gran Cosmo, ascolta. A tue virtudi il Cielo
     375Quaggiù promette eternità di gloria;
     E gli oracoli miei, senz’alcun velo
     Scritti già son nella immortale istoria.
     Sazio poi d’anni, e di grandi opre onusto,
     Volgendo il tergo a questa bassa mole
     380Per tornar colassù, donde scendesti,
     Splenderai luminoso intorno a Giove
     Tra le Medicee Stelle astro novello;
     E Giove stesso, dal tuo lume adorno,
     Girerà più lucente all’etra intorno.
385Al suon del cembalo,
     Al suon del crotalo,
     Cinte di Nebridi
     Snelle Bassaridi,
     Su su mescetemi
     390Di quella porpora,
     Che in Monterappoli
     Da’ neri grappoli
     Sì bella spremesi;
     E mentre annaffione
     395L’aride viscere
     Ch’ognor m’avvampano,
     Gli esperti Fäuni
     Al crin m’intreccino