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96      Aggiustare il mondo


diritti più forti in grado di gestire in maniera più libera la diffusione del lavoro scientifico, anche su riviste?

A quasi quindici anni di distanza, in alcune, grandi, università il quadro è cambiato, ma rimangono ancora, in tanti ambiti, muri molto difficili da abbattere; lo scritto di Aaron, riletto ai giorni nostri, è quanto mai attuale.

La parte più criticata del Manifesto fu, come comprensibile, quella che chiamava a una sorta di “pirateria di massa”. Fu anche la parte che interessò di più, vedremo, gli investigatori.

Già a diciassette anni Aaron, in un breve articolo che gli era stato commissionato dal New York Times Upfront, affermava che “Downloadin’Isn’t Stealing”: “scaricare non è rubare”.

Il quotidiano pubblicò il suo intervento accorciandolo, però, e togliendo una parte dove sembrava che Aaron volesse suggerire ai lettori di infrangere la legge.

Rubare è sbagliato – scrive Aaron in questo documento giovanile – Ma scaricare non è rubare. Se rubo un album dal negozio di dischi del mio quartiere, nessun altro potrà più comprarlo. Ma quando scarico una canzone, nessuno ne perde la disponibilità, e al contempo un’altra persona la ottiene. Non vi è alcun problema etico. Le case discografiche hanno attribuito al fenomeno del download la causa di un calo delle vendite del 15% dal 2000. Ma, nello stesso periodo, c’è stata la recessione, un aumento dei prezzi, una riduzione del 25% delle nuove uscite e la mancanza di nuovi artisti famosi. Tenendo conto di tutti questi fattori, forse il download è in grado di aumentare le vendite. E il 90% del catalogo delle grandi etichette non è più in vendita: Internet è l’unico modo per ascoltare questa musica. Anche se il download danneggiasse le vendite, questo non lo rende, comunque, immorale. Anche le biblioteche e le videoteche danneggiano le vendite. Allora non è etico utilizzarle? Il download può anche essere illegale, ma 60 milioni di persone hanno usato Napster e solo 50 milioni hanno votato per Bush o Gore. Viviamo in una democrazia. Se la gente vuole condividere i file, allora la legge dovrebbe essere cambiata per permetterglielo. E c’è un modo giusto per cambiarla. Un professore di Harvard ha scoperto che una tassa di 60 dollari all’anno per gli utenti della banda larga compenserebbe tutti i mancati introiti. Il governo li darebbe agli artisti interessati e, in cambio, si renderebbe legale il download, stimolando sistemi più facili da usare e più musica condivisa. Gli artisti otterrebbero più soldi e voi più musica. Cosa c’è di non etico in questo?

In questo passaggio del documento si percepisce il dibattito acceso attorno al copyright degli anni Duemila, che interessò anche numerosi giuristi. Vi è un filo molto evidente che lega il tema delle “guerre sul copyright”, esploso in ambito musicale con il fenomeno di Napster e, poi, con la duplicazione illecita dei contenuti dei DVD, e l’idea di permettere di scaricare, e di rendere liberi, anche i libri e gli articoli scientifici.