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7. Un cane da guardia per la politica     89


non erano sufficienti per trasformare il mondo, dal momento che il vero problema, nel quadro costituzionale, appariva essere la corruzione sistemica.

Un sistema idoneo a segnalare casi singoli, e relativi a specifici membri del Congresso, non avrebbe aiutato a gestire tutti gli episodi che, inevitabilmente, sarebbero sorti in ogni apparato statale; le persone, al contempo, sarebbero rimaste deluse quando avrebbero compreso l’impossibilità di raggiungere un simile obiettivo.

Aaron si rese conto, in definitiva, che doveva puntare più in alto: trasparenza e pulizia del sistema elettorale, indipendenza dei media, aumento del livello di democrazia in società e in rete. Sapeva che la potenza di Internet gli avrebbe permesso di lavorare su problemi di più ampia portata, di pensare più in grande, e fece di nuovo capolino, in lui, questa ossessione del “voler fare sempre di più” che lo portò, ben presto, a criticare il suo stesso progetto watchdog.net, a dubitare della sua reale efficacia e, poi, ad abbandonarlo.

Oggi, in rete, rimangono pochissime tracce di questo progetto. Il nome di dominio cui rimandava, ad esempio, è stato abbandonato, e il sito web non è più in linea.

Tuttavia vi è, ancora, l’annuncio originario di quel 15 aprile 2008 che, comunque, è permeato di quell’entusiasmo e di quel sapore di novità tipici di Aaron:

Raccogliere fonti di dati da ogni dove – dati demografici dei distretti, votazioni, registri delle lobby, rapporti sui finanziamenti delle campagne elettorali, eccetera – e permettere alle persone di esplorarli in un’interfaccia elegante e unificata. Voglio che questa sia una delle interfacce più potenti, ed efficaci, per esplorare un grande insieme di dati. Ma dare solo informazioni non è sufficiente; se non si dà loro l’opportunità di fare qualcosa, si rischia solo di rendere i cittadini più apatici. La seconda parte del sito include, quindi, la costruzione di strumenti che consentano alle persone di agire: scrivere o chiamare il proprio rappresentante, inviare una nota ai giornali locali, pubblicare una storia su qualcosa di interessante che si è trovato, generare una scheda di valutazione per le prossime elezioni. E a collegare questi due elementi sarà un database collaborativo di iniziative politiche. Così, nella pagina sul riscaldamento globale, sarà possibile saperne di più sul problema e sulle soluzioni proposte, ricercare i donatori e i voti sulla questione e iniziare una campagna di comunicazione.

David Segal, membro della Camera dei Rappresentanti del Rhode Island, lavorò a stretto contatto con Aaron quando il giovane iniziò ad appassionarsi di temi politici. In un libro dove sono stati raccolti gli scritti principali di Aaron Swartz, il politico lo ricorda con affetto e, soprattutto, cerca di delineare il suo approccio politico. In questo primo progetto c’erano, infatti, già dei semi che sarebbero germogliati, poi, nelle iniziative successive.

Aaron non era, sicuramente, un cyber-utopista – ricorda Segal – Credeva, ovviamente, nel diritto a un accesso alle informazioni – un credo che, in un certo senso,