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6. Non più (solo) un programmatore     79

della tutela dell’innovazione e del progresso nel tessuto sociale, della riforma della normativa a difesa della proprietà intellettuale al fine di adeguarla ai mutamenti tecnologici, della protezione della privacy e del perseguimento della trasparenza.

All’interno di simili macro-ambiti d’azione, gli attivisti individuavano, poi, ogni giorno ulteriori sottocategorie che consentivano, a chiunque volesse adoperarsi per migliorare lo stato delle cose, un ampio margine di discrezionalità e operatività, anche in aree d’azione molto più settoriali e specifiche e, eventualmente, adattando “chirurgicamente” il progetto a un contesto politico più ridotto o locale.

Ai giorni nostri, con un quadro politico e tecnologico molto diverso da quello che stava vivendo, allora, Aaron, le attività della EFF si sono spinte anche, ovviamente, nell’ambito della sorveglianza (e della tutela dei diritti degli utenti), della profilazione e del riconoscimento facciale.

Molto interessanti, e utili, sono le guide di autodifesa, ad esempio contro la sorveglianza e contro i più comuni rischi e attacchi informatici: si presentano come una serie di regole molto semplici, spesso illustrate, che conducono l’utente inesperto attraverso un percorso pensato per alzare il suo livello di sicurezza nella vita digitale quotidiana.

Un riferimento nell’attivismo, per il giovane Aaron, era sempre stato, sin dalla giovane età, Richard Stallman, il fondatore del movimento del software libero, del progetto GNU e, insieme al giurista Eben Moglen, della licenza GNU/GPL. Lo affascinava questo modo di intendere il diritto d’autore come strumento di (maggiore) libertà e non, al contrario, come mezzo per restringere i diritti degli utenti.

Ad Aaron piacque l’idea di sviluppare un codice che consentisse a chiunque, pur nei limiti dei termini di una licenza, di usare il software per qualunque scopo, di modificarlo per adattarlo ai propri bisogni, di condividerlo con gli amici e i vicini e di far circolare le modifiche effettuate, rendendo disponibile, per l’intera comunità dei programmatori, il codice sorgente. Si trovò, molto spesso, a collaborare con loro per portare avanti i suoi nuovi obiettivi.

Gli aspetti che più lo interessarono, dell’attivismo digitale, furono le modalità di mobilitazione e di connessione delle persone tra loro, usando al meglio, e in maniera innovativa, gli strumenti digitali esistenti o, all’occorrenza, programmandone di nuovi.

Aaron interpretava Internet – vista la crescente accessibilità, e la capacità di comunicare rapidamente con migliaia di cittadini – come il miglior strumento di scelta per quegli individui, o organizzazioni, che desiderassero diffondere un messaggio di rilevanza sociale.

Gli strumenti tecnologici che tanto amava si potevano utilizzare per costruire una propria comunità d’azione e d’influenza – piccola o grande che fosse –, per connettersi con altre persone dalla mentalità simile, al di fuori del proprio