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60      Aggiustare il mondo


Lessig è solito individuare delle precise ragioni politiche e, allo stesso tempo, delle contingenti ragioni pratiche tra i fattori alla base del successo che questo sistema ha avuto nel corso degli anni.

Le ragioni politiche – nota il grande giurista – sono legate a quelle che io chiamo le “guerre del copyright”. Sono in molti coloro che vogliono trovare modi differenti per regolare la creatività nel mondo digitale, e che credono che un’applicazione restrittiva, e rigida, della legge sul copyright nell’era elettronica non abbia più senso, soprattutto se pensiamo alle attività creative che si svolgono nei settori dell’istruzione, della ricerca scientifica e delle opere amatoriali. Vi sono, però, anche importanti ragioni pratiche. Nelle università, ad esempio, gli studenti devono imparare a redigere elaborati ma, anche, a utilizzare al meglio i media digitali, quali video, film o progetti di remix di brani musicali. Questo è ciò che significa essere alfabetizzati nel ventunesimo secolo. Il materiale proposto con licenza CC è un’alternativa sicura al processo estremamente costoso, e macchinoso, che permette di ottenere delle licenze in base alla normativa sul diritto d’autore, e che consente agli studenti di sfruttare completamente le opportunità creative offerte dalle tecnologie digitali. È, in sintesi, un’alternativa utile ed efficace all’ignorare l’esistenza della normativa sul diritto d’autore e all’esporre le istituzioni accademiche a rischi di significative responsabilità legali per violazione del copyright.

Ancora oggi, le licenze CC sono strutturate in modo da offrire, ai creatori, la possibilità di scegliere gli usi, e le libertà, che desiderano garantire a chi vuole utilizzare la loro opera.

Le licenze supportano, come direbbe Lessig, diversi “ecosistemi della creatività”: quelli che hanno al centro il denaro e il profitto, ma anche quelli che operano nella sharing economy, che privilegia lo scambio gratuito rispetto alla vendita.

Selezionando, in maniera semplice, un ventaglio di libertà e di restrizioni, i creatori possono scegliere di consentire ad altri di condividere il loro lavoro o di remixarlo, con la restrizione che questo uso debba essere solo per scopi non commerciali o che qualsiasi derivato debba essere rilasciato con una licenza simile (‘share alike’: condividi allo stesso modo).

Licenze diverse – conclude Lessig – sono pensate per supportare ecosistemi creativi diversi. La licenza per un uso non commerciale, ad esempio, supporta l’ecosistema amatoriale della creatività, consentendo ai creatori di essere certi che le loro opere saranno utilizzate da altri secondo le regole della condivisione, e non del commercio/profitto. Quando si scatta una foto e la si pubblica su Flickr, la scelta di una licenza non commerciale per il suo utilizzo indica che si è felici di condividerla con altri per scopi non commerciali. Se, però, qualcuno volesse usarla per creare l’illustrazione sulla copertina di un CD che, poi, intende mettere in vendita, l’opzione Creative Commons Plus offrirà un mezzo semplice, e gratuito, per concedere in licenza la stessa opera per scopi commerciali. La licenza più semplice e più libera – quella di sola attribuzione – supporta gli ecosistemi professionali, amatoriali e scientifici della creatività, perché produce risorse libere a cui si può attingere