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58      Aggiustare il mondo

classici; dubito che a molti interessasse Topolino o Steamboat Willie. È triste che oggi non ci sia questo livello di curiosità intellettuale e intelligenza nel resto del nostro governo. Tuttavia, è stato estremamente divertente che in un ambiente così formale, con imponenti drappi rossi che decoravano la sala e i magistrati seduti più in alto rispetto agli avvocati, su grandi sedie, i giudici fossero così informali. Si interrompevano l’un l’altro, si giravano e si muovevano sulle sedie e alcuni fingevano, persino, di addormentarsi con la testa appoggiata sulla scrivania. Il tutto sembrava simile a un gruppo di bambini a scuola, a cui quasi certamente sarebbe stato diagnosticato il disturbo da “deficit di attenzione e iperattività”, per la loro curiosità e incapacità di resistere alle domande. Macki ha detto che il giudice Clarence Thomas sembrava che stesse masticando la gomma cercando di nasconderlo all’insegnante. Durante la discussione, una delle guardie di sicurezza ha fermato qualcuno che stava prendendo appunti e gli ha fatto mettere via carta e penna. Ben presto l’udienza si è conclusa, noi ci siamo alzati e abbiamo lasciato l’edificio.

Anche il progetto Creative Commons si rivelò un luogo ideale per raccogliere, e sfruttare, le idee e le capacità di Swartz; Lessig, dal canto suo, non ci vide nulla di male nell’invitare a collaborare, nonostante l’età, una delle persone più interessanti che avesse mai incontrato.

Aaron si presentò alla conferenza californiana di lancio CC indossando una maglietta da teenager – era la persona più giovane dell’intero uditorio – e iniziò subito a parlare, come un adulto, di metadati, di codice e di connessioni, di computer che dovevano “parlare” tra loro e di conoscenza che si stava generando in rete e che andava ordinata e regolamentata.

Riuscì a convincere tutti, in pochi minuti, dell’importanza di rappresentare l’informazione – compresa l’informazione bibliografica, a lui carissima – in un formato leggibile dalle macchine. In tal modo, i grandi motori di ricerca – che avrebbero costituito la spina dorsale della rivoluzione digitale in arrivo – avrebbero restituito informazioni in un formato a sua volta riutilizzabile.

Lessig era convinto delle idee e delle capacità di Aaron: lo presentò, senza mezzi termini, come «il genio che avrebbe provveduto a creare l’infrastruttura del progetto».

Aaron si trovava, al contempo, molto a suo agio in un contesto dove tante persone apprezzavano quello che aveva da dire e che stava progettando e, soprattutto, che apparivano realmente incuriosite dalle sue idee.

Nel 2011, trascorsi ormai un po’ di anni da quel lancio di progetto, Lessig s’interrogò pubblicamente, in un’intervista apparsa (significativamente) su una rivista dell’organizzazione mondiale della proprietà intellettuale – il WIPO Magazine – circa l’evoluzione che aveva avuto Creative Commons dalle origini sino a quel momento.

Ricordare quei giorni attraverso le esatte parole del fondatore è molto utile per comprendere chiaramente quali fossero i punti di contatto e di sintonia tra le idee e le aspettative del giovane Swartz e quelle del grande giurista.