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56      Aggiustare il mondo

sarebbe già sufficiente, ma seguire un caso così importante... Quando Lessig mi ha domandato se quel giorno fossi stato libero per andare con lui, mi è venuto da ridere. Non potevo (e non posso tuttora) pensare a qualcosa che preferirei fare più di partecipare a un evento così. Sarò eternamente grato a Lessig per la possibilità di presenziare. D’altra parte, mi vergogno un po’ per avere avuto questa opportunità quando ci saranno, sicuramente, altre persone che se la meritano molto più di me. Per fortuna, sembra che questi altri ‘meritevoli’ potranno ottenere anche loro dei posti in udienza mettendosi in fila con noi. Speravo di poter prendere appunti, e pubblicarli sul mio blog, per coloro che non sono riusciti a venire, ma, come ho letto sul Times di oggi, solo gli avvocati, e coloro che vantano un accredito stampa ufficiale, possono prendere appunti! Penso che sia scandaloso, ma spero di riuscire a ricordare abbastanza dettagli, ed elementi, per fornire a tutti un resoconto interessante.

In un post successivo del 10 ottobre, dal significativo titolo “Mr. Swartz Goes to Washington”, arriva il resoconto che Aaron aveva promesso, dove descrive più nel dettaglio l’esperienza con Lessig davanti alla Corte Suprema.

Ci siamo messi tutti in fila per entrare. Mi sono reso conto, in quel momento, di non avere con me un documento d’identità e che, probabilmente, gli addetti della Corte Suprema non mi avrebbero potuto identificare e mi avrebbero fermato all’ingresso. Ma non è stato, in realtà, un problema: quando è venuto il mio turno, mi hanno domandato semplicemente il mio nome e lo hanno depennato da una lista per, poi, farmi accomodare a sedere. L’aula del tribunale è una struttura impressionante. Tutto è molto, molto alto. Siamo entrati attraversando alti cancelli per, poi, sederci su lunghe file di panche imbottite di rosso. Si è sentito, a un certo punto, un forte rumore. Come di un altoparlante che fosse stato spento. Come se fossero state tirate da una forza invisibile, le gambe di tutti i presenti si sono raddrizzate immediatamente e ci siamo alzati tutti in piedi come un’unica persona. «L’Onorevole Presidente della Corte Suprema e i Giudici Associati della Corte Suprema degli Stati Uniti. Tutte le persone che si devono presentare davanti all’Onorevole Corte Suprema degli Stati Uniti sono pregate di avvicinarsi e di prestare attenzione, perché la Corte è ora riunita». (Guardai, e i giudici erano ancora in piedi) «Dio salvi gli Stati Uniti e questa Onorevole Corte!». Lo scricchiolio risuonò di nuovo, e capii che si trattava di un martelletto. Prendemmo tutti posto, non così coordinati come ci eravamo alzati.

Il processo, dicevamo, non andò bene per Lawrence Lessig, e Aaron, come testimone diretto, descrive la tensione che si percepì in aula in quei frangenti e l’accesa discussione attorno all’istituto, e alle regole, del copyright (e della sua proroga per legge).

Larry riuscì a parlare per qualche minuto, prima di essere interrotto. Uno dei giudici donna lo interruppe e lo incalzò sulla questione del Primo Emendamento. Andarono avanti e indietro dibattendo un po’ di volte, e Larry non riuscì a spiegarsi bene. Si sono arresi, e sono passati a discutere su cosa distinguesse l’esten-