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52      Aggiustare il mondo


Molti interpretano il concetto di cultura libera come una procedura per la mancata retribuzione degli autori: in realtà, la nuova economia non nega l’importanza del copyright per costruire nuove culture, ma revisiona il quadro normativo del copyright per adattarsi più efficacemente all’era digitale e struttura la legge per produrre la più grande opportunità possibile in termini di creatività e crescita che la tecnologia possa offrire.

Il progetto originario di CC, che si è trasmesso praticamente inalterato sino ai giorni nostri, prevedeva delle licenze attraverso le quali gli utenti creativi potevano chiedere che fossero applicate quattro clausole generali.

La prima clausola, presente in tutte le licenze, si preoccupa di tutelare la cosiddetta “attribuzione” (“BY”), che consiste nell’obbligo di indicare sempre la persona dietro quell’opera, ossia chi siano l’autore o gli autori, che hanno creato quel contenuto.

Si tratta di un aspetto interessante: Lessig aveva compreso come a molti autori interessasse di più, nella nuova economia digitale basata sulla condivisione, un riconoscimento esplicito e formale dei credits sull’opera che viaggiasse insieme all’opera stessa, più che un controvalore economico immediato in denaro.

L’autore, in altre parole, si impegna a concedere, grazie a questa licenza CC, un uso libero della sua opera a patto che sia sempre indicato il suo nome come creatore di quel prodotto digitale.

Ciò avrebbe consentito, in molti casi, ritorni economici indiretti ben più importanti, in un’ottica creativa innovativa, di un compenso diretto e una tantum (“ti compro l’opera e ti pago”): si pensi a una possibile fama, alla richiesta di ulteriori prodotti simili, a contatti diretti con l’autore per acquistare altre sue opere o alla condivisione virale su nuovi canali.

La seconda clausola, denominata “condividi allo stesso modo” (“SA”), è stata pensata con la funzione fondamentale di concedere ad altri utenti il diritto di copiare, distribuire, eseguire e modificare il lavoro altrui, a patto che l’opera modificata sia, poi, distribuita alle stesse condizioni.

Si tratta di un passaggio centrale nel pensiero di Lessig: si vuole creare una catena della conoscenza e della creatività, che non deve essere interrotta, e si dà la possibilità a creatori successivi di poter costruire nuove opere partendo da lavori di creatori precedenti.

La terza clausola è stata denominata “non commerciale” (“NC”) e, come è facile comprendere, è quella che permette al creatore di decidere se consentire, o meno, un utilizzo della sua opera per finalità commerciali.

Il sistema Creative Commons non vuole essere visto come sinonimo di gratuità ma, al contempo, si vuole evitare lo sfruttamento commerciale “selvaggio” di opere che vengano, dall’autore, lasciate libere per un utilizzo creativo amatoriale. È, pertanto, lasciata una completa libertà all’autore sia di negoziare un uso commerciale della sua opera, sia di vietarlo ab origine.