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48      Aggiustare il mondo

della conferenza: Creative Commons, ideato dal professore di legge di Stanford Lawrence Lessig, intende produrre licenze per la proprietà intellettuale flessibili e personalizzabili che artisti, scrittori, programmatori e altri creatori di contenuti potranno ottenere gratuitamente al fine di definire, da un punto di vista giuridico, l’uso consentito del loro lavoro da parte di terzi. Lisa Rein, che si occupa dell’architettura tecnica, illustrerà, e dimostrerà, come il progetto utilizzi JavaScript, Perl, HTML e XML per creare un’applicazione basata sul web pensata per generare metadati associati alle opere digitali in un formato che sia leggibile dalle macchine. I metadati aiuteranno a costruire licenze innovative e flessibili progettate per aiutare i creatori di opere dell’ingegno a condividere il loro lavoro con il pubblico a condizioni convenienti. I motori di ricerca, le applicazioni di condivisione dei file, gli strumenti di gestione dei diritti digitali e tutte le altre tecnologie emergenti riconosceranno, così, automaticamente le condizioni di utilizzo di tali opere.

L’idea di Creative Commons era venuta nel 2001 a Lawrence Lessig, giurista nordamericano.

Il suo obiettivo era quello di facilitare la condivisione e l’accesso alle opere dell’ingegno nel mondo digitale e in rete, al fine di dar vita a una società tecnologica che fosse più equa, accessibile e innovativa.

Il grande costituzionalista voleva, in pratica, partire dal diritto d’autore, e dai suoi limiti, per cambiare il quadro giuridico, economico e politico esistente.

Il cuore del progetto, e gli strumenti che avrebbero portato a questo cambiamento, prendevano la forma, essenzialmente, di licenze d’uso, le “licenze CC”, che erano state pensate non tanto per restringere eventuali utilizzi delle opere ma, al contrario, per cercare di aumentare i margini di libertà in capo ai loro utilizzatori.

Si partiva, quindi, da un elemento legale tradizionalmente restrittivo – un tipico contratto di licenza d’uso – per adattarlo, sempre rimanendo nell’alveo del diritto e della tutela giuridica, a una società tecnologica, e a un mondo di creatori, che erano radicalmente cambiati e che richiedevano, a gran voce, nuove forme di fruizione più libere, liquide e versatili.

Un riferimento importante, per Lessig, erano state le licenze libere che si erano diffuse per il software, in particolare la GPL di Richard Stallman, alla base del movimento GNU/Linux che aveva, tanti anni prima, “liberato” il software.

Si voleva riprodurre ciò che era accaduto con il software libero nel mondo dei contenuti che, appunto, non fossero software: scritti, video, opere musicali e teatrali, fotografie, ossia tutti quei prodotti della cultura che stavano alimentando la rete in quegli anni e che, spesso, erano creati dagli utenti stessi.

Secondo Lessig, e altri studiosi, tutti avrebbero dovuto avere piena coscienza del termine “software libero” e della cultura, e filosofia, ad esso sottesi, per ben comprendere anche il loro progetto CC.