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46      Aggiustare il mondo

te da nuove passioni. Sembrava sempre, in qualche modo, alla ricerca di mentori, e nessuno di questi sembrava mai all’altezza degli standard impossibili che voleva da loro (e che voleva da sé stesso).

Tim Berners-Lee, negli anni successivi, lo ricordò, in tante occasioni, con bellissime parole. Lo descrisse, in particolare, come un giovane molto preoccupato per il futuro del web, irritato dalle interferenze governative nel mondo digitale che si stavano manifestando e dai “giardini recintati” online in corso di costruzione – soprattutto quelli di Facebook – che stavano chiudendo tutti i contenuti.

Aaron si opponeva fermamente alla costruzione di silos, nei quali gli utenti non avrebbero più avuto il controllo sulle proprie informazioni.

Al contempo, il giovane sperava che i legislatori di tutto il mondo finalmente si rendessero conto di come l’accesso alle informazioni, anche altrui, non dovesse necessariamente essere considerato un crimine ma, al contrario, un diritto.

Aaron cominciava già a rendersi conto di questo profondo sospetto alimentato nei confronti degli hacker e di chiunque accedesse a un sistema informatico, anche se l’accesso veniva effettuato in base a principi considerati etici e per rendere più equo, e più giusto, il mondo.

Le grandi capacità di programmare, e di entrare nei sistemi, potevano diventare lo strumento per cambiare il mondo che si riteneva ingiusto, per portare cambiamenti e per abbattere le barriere culturali.

Il giovane Aaron aveva compiuto, in piena adolescenza, un grande salto con le sue competenze da programmatore ed era entrato a far parte di un team che aveva fatto, e stava facendo, cose incredibili.

All’orizzonte, però, stava intravedendo come le sue capacità potessero servire anche alla politica, intesa, in questo caso, come insieme di azioni per cambiare la società che si stava trasformando attorno a lui.

Sarà l’incontro con il professore di diritto Lawrence Lessig, nei mesi successivi, a radicare in lui ancora di più questi nobili propositi, e a legarlo a doppio filo con l’idea di lotta per le libertà digitali.