Pagina:Aggiustare il mondo - Aaron Swartz.pdf/42

42      Aggiustare il mondo


“chiudendola”, ma di regalarla all’umanità, come un novello Prometeo, contribuì ancora di più a fare apprezzare la persona e lo studioso.

Tim, da giovane, era un vivace londinese, nato nel giugno del 1955, che aveva voluto seguire le orme dei suoi genitori, tutti e due informatici. Era appassionato di trenini elettrici, come tanti hacker. Si avvicinò all’elettronica studiando fisica a Oxford e, nel 1980, iniziò a lavorare come libero professionista per il CERN, il consiglio europeo per la ricerca nucleare.

Al CERN, scienziati che provenivano da tante parti del mondo avevano l’abitudine di utilizzare i loro sistemi informatici personali creando, così, un ambiente molto eterogeneo. Ciò rendeva difficile la collaborazione scientifica quotidiana.

L’idea di Tim fu quella di dar vita a un solo sistema di gestione delle informazioni che fosse accessibile a tutti gli scienziati che lavoravano al CERN.

Il 6 agosto del 1991, quando Aaron non aveva ancora compiuto cinque anni – ma già si collegava in rete –, vi fu il momento storico dell’avvio di una nuova rivoluzione tecnologica: fu messo online il primo, vero sito web, all’indirizzo info.cern.ch, e ciò segnò la nascita del world wide web accessibile al pubblico.

Il resto entrò nella storia: nel 2004 la regina Elisabetta nominò Tim Berners-Lee baronetto, riconoscendo il suo ruolo per lo sviluppo globale di Internet.

Sul suo primo sito web, Tim Berners-Lee descrisse con poche, ma significative, parole l’obiettivo che aveva in mente: il world wide web era pensato per dare un accesso universale a un grande numero di documenti.

Tim Berners-Lee voleva, allo stesso tempo, promuovere Internet come un diritto fondamentale e come bene pubblico. Questa parte di attivismo, nell’opera dello scienziato, influenzò non poco Aaron: si iniziò, ad esempio, a discutere di open data e di net neutrality.

Scherzo del destino, tutto ciò fu inizialmente fatto, da Berners-Lee, nel tempo libero e come progetto secondario domandando, addirittura, il permesso al suo referente scientifico.

Tim non sopportava più l’idea che ogni studioso del centro avesse il proprio formato di dati, anche perché, con molteplici sistemi di archiviazione e di documentazione tutti eterogenei tra loro, era impossibile portare avanti qualsiasi progetto in maniera ordinata e automatizzata.

Prendevo una cosa da una parte e una dall’altra – ricorda, spesso, nei suoi talk, compreso un celeberrimo TED che vanta milioni di visualizzazioni su YouTube – e qualunque cosa volessi approfondire, dovevo per forza connettermi con un’altra macchina, imparare a far funzionare un nuovo programma e, alla fine, trovavo le informazioni che volevo, però in qualche nuovo formato di dati! Ed erano tutti incompatibili tra loro! Era davvero tutto molto frustrante: la frustrazione era data anche da tutto questo potenziale inesplorato. Su tutti i dischi fissi degli studiosi c’erano documenti: se si fosse riuscito a immaginarli come parte di un unico, grande sistema virtuale di documentazione collocato da qualche parte, magari su