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1. Un bambino e un computer     33


E lui fu uno dei primi a percepire la novità, a trarre vantaggio da questo panorama e a usare la sua curiosità, la sua motivazione e il suo carisma per investire tutto il suo tempo nella comprensione, e programmazione, di questo nuovo ambiente.

Gli insegnanti, e il mondo attorno a lui, lo volevano spesso coinvolgere in progetti per bambini. Lui, però, aveva già chiara la visione del mondo tecnologico che sarebbe venuto di lì a poco, e iniziò una ricerca costante di persone come lui, con la sua stessa curiosità e talento. Soprattutto, andava a caccia delle più carismatiche, per costruire qualcosa insieme a loro.

Aveva capito, sin da quando aveva tre anni, come l’informazione, nell’era di Internet, fosse divenuta la valuta più preziosa e, soprattutto, un bene del quale nessuno doveva essere privato.

La cosa che, agli occhi di Aaron, rendeva Internet qualcosa di magico era la possibilità di trovare altre persone con cui connettersi.

Ognuna di queste persone generava pagine e contenuti, e molti di questi contenuti erano interessanti, ed aumentava giorno dopo giorno il numero di informazioni che si potevano trovare online.

Da lì iniziò la sua impazienza che tutto il mondo fosse online, la sua passione per progetti grandissimi, enormi, dove tutto il sapere, in un certo ambito, finisse online. Tutti i libri del mondo. Tutte le sentenze. Tutte le leggi. Tutte le informazioni sui politici. Tutti i documenti pubblici.

Sul suo blog, ricordava spesso questo vero e proprio colpo di fulmine nei confronti della rete di allora.

Ero attratto da Internet – scrive – perché era una cosa da sempre presente nella mia famiglia. Mio padre lavorava con un computer, quindi ne ho posseduto uno praticamente appena nato: era uno dei tanti giocattoli con cui giocare. Ed era diventato subito il mio preferito. Ci sono tantissime cose che potevi creare con le costruzioni, ma con un computer potevi costruire un mondo intero. Interi mondi. Poi, quando è arrivata Internet, non era più solo il tuo mondo. Potevi invitare altre persone a prendervi parte. Io sono nato in un piccolo sobborgo fuori Chicago, e non c’era molta gente nella mia strada. Non avevo molti amici. Invece, con Internet ho potuto conoscere persone sparse in tutto il mondo, discutere degli argomenti cui ero interessato e che a scuola non interessavano a nessuno. Improvvisamente, tutta questa subcultura esisteva in un luogo dove tutti ne erano ossessionati e affascinati. Era così interessante.

Già da bambino, in rete, e grazie a un computer, si stavano formando la sua attitudine e il suo carattere. Sentiva molto forte l’idea che non fosse sufficiente vivere nel mondo così com’è, prendere ciò che viene dato, e seguire le cose che gli adulti, i genitori e la società dicono di fare.