Pagina:Aggiustare il mondo - Aaron Swartz.pdf/221


22. Il segreto e la trasparenza     221

mio cuore si spezza. Abbiamo davvero perso uno dei nostri angeli migliori. Vorrei poter cambiare il passato, ma non possiamo. Ma possiamo cambiare il futuro, e dobbiamo farlo. Dobbiamo farlo per Aaron, dobbiamo farlo per noi stessi, dobbiamo farlo per rendere il nostro mondo un posto migliore, un posto più umano, un posto dove la giustizia funziona e l’accesso alla conoscenza è un diritto umano.

Nei suoi ultimi anni di attività, Aaron si interessò anche del tema del segreto in ambito tecnologico. L’uso intelligente, e creativo, della crittografia, di Tor, delle tecnologie di rete poteva consentire a una persona di comunicare con un alto grado di sicurezza rispetto a possibili intercettazioni e, quindi, di attivare canali di comunicazione sufficientemente sicuri.

Strumenti di questo tipo potevano essere utilizzati in innumerevoli contesti e occasioni: si pensi all’uso da parte di dissidenti in un Paese ostile o da parte di giornalisti per tutelare il dialogo con le loro fonti più riservate o, ancora, da parte del semplice cittadino che volesse segnalare un illecito senza essere identificato e, quindi, senza mettere a rischio la sua incolumità.

Di lì a poco, il caso Snowden avrebbe rivelato la concreta capacità da parte delle agenzie degli Stati Uniti d’America di intercettare e processare tutte le comunicazioni dei cittadini, e sarebbe aumentato l’interesse collettivo per questi strumenti.

Aaron si era appassionato di giornalismo ed era sempre stato un fan della scrittura e un grande lettore, per cui le sue energie andarono anche nello sviluppo di quel sistema SecureDrop che sarà poi adottato, dopo la sua morte, da tante organizzazioni. Un sistema che voleva regalare al mondo la reale possibilità di comunicare in segreto.

Trasparenza e segreto, che sembrano due concetti in conflitto, erano interpretati da Aaron come entrambi essenziali in una democrazia. La trasparenza coinvolgeva i vertici, a cascata fino al singolo ufficio periferico, e i loro documenti. Il segreto era un potere da conferire al cittadino, unitamente all’anonimato, per operare in sicurezza anche in azioni di attivismo.

E la tecnologia, in entrambi i casi, poteva e doveva essere la leva per garantire questi due diritti.