Pagina:Aggiustare il mondo - Aaron Swartz.pdf/166

166      Aggiustare il mondo


il quinto emendamento, rifiutandosi di testimoniare, ma Heymann si presentò con una dichiarazione di immunità preparata, che la obbligava a testimoniare o ad affrontare la prigione con l’accusa di oltraggio alla corte.

La donna, allora, disse ai giurati di non essere affatto sorpresa da questi eventi, perché la comunità tecnologica era afflitta da una tendenza a un’azione giudiziaria portata all’eccesso, che cercava di criminalizzare il normale uso del computer e la ricerca. Poi Quinn fu costretta a leggere ai giurati il Guerrilla Manifesto, soprattutto nei passaggi più controversi.

Mi hanno messo davanti il manifesto, causa di tanto dolore, da leggere alla giuria – ricorda Quinn – Lessi ciò che mi avevano indicato e mi chiesero se Aaron fosse l’autore. Ho spiegato che non lo sapevo, era stato scritto da quattro persone, non da una sola. Dissi loro che non c’era modo di sapere se avesse scritto lui la parte che cercavano di usare per dimostrare il suo intento. Alla domanda se riflettesse il suo pensiero attuale, ho guardato il pubblico di mezza età e ho detto, onestamente, che aveva moderato molte delle sue opinioni negli ultimi anni, non potevo saperlo. Ho fatto riferimento alla deriva della mente di un giovane e ho detto che non dovremmo essere vincolati a tutto ciò che diciamo a vent’anni. Ho notato che una delle donne in fondo annuiva. I procuratori erano furiosi.

Subito dopo, Quinn rivelò davanti al Gran Giurì una notizia che aveva appena appreso e che pensava potesse essere molto utile nell’economia del caso: Aaron e JSTOR si erano finalmente accordati. Lo ritenevano assolutamente innocuo, e non erano interessati a che il procedimento andasse avanti.

JSTOR – disse Quinn davanti al Gran Giurì – avrebbe avuto paura di essere vista come parte in causa nella persecuzione di un ricercatore di dati e borsista del Centro Etico di Harvard nel corso della sua ricerca. Avrebbero avuto paura di una rivolta da parte del mondo accademico, di una crocifissione da parte dei media.

Era stata una piccola vittoria, questo secondo incontro, ma i rapporti tra Quinn e Aaron si erano ormai incrinati e proseguirono ognuno per la propria vita.

Nell’articolo-saggio di Quinn vi è la convinzione di essere stata, in qualche modo, manipolata.

Credo – sostiene la donna – che il mio contributo al caso sia stato quello di fornire all’accusa il manifesto durante l’ultima parte della sua indagine iniziale e di ridurne, ma non eliminarne, il valore come prova. Comunque questa storia si rifletta su di me, è importante che la gente sappia che i pubblici ministeri mi hanno manipolata e hanno usato il mio amore contro Aaron senza che io capissi cosa stavano facendo. Questa è la loro normalità. Lo farebbero con chiunque. Dovremmo capire che qualsiasi presunto crimine può diventare una rovina per la vita. L’innocenza e la bontà sono considerate solo come rischi per il loro caso. Questo è il sistema che noi, come cittadini, abbiamo accettato.