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16      Aggiustare il mondo

Il periodo di prova gratuito per l’accesso a quel database fu immediatamente interrotto. La segnalazione che le istituzioni presentarono all’FBI, domandando un’indagine per “criminalità informatica”, riferirono di un sistema PACER completamente “compromesso”. Un sistema pubblico, per di più. Correlato ai tribunali. Vi era stato un attacco a una infrastruttura critica. L’incubo delle atmosfere alla WarGames si ripresentava.

I vertici dell’amministrazione chiesero anche di valutare la possibile contestazione, all’autore dell’attacco, dei gravi reati di accesso non autorizzato a un sistema informatico pubblico e di utilizzo di password e codici non suoi: ipotesi previste dal severissimo CFAA.

In realtà, le indagini e le analisi tecniche evidenziarono come lo script che Aaron aveva utilizzato funzionasse senza bisogno di rubare codici di accesso e password: si appoggiava ai cookies di autenticazione, e ai codici, degli operatori di PACER che erano già presenti nel browser del computer della biblioteca.

A parte i dettagli e le precisazioni tecniche, era indubbio che Aaron avesse scaricato 19.856.160 pagine e le avesse donate a un sito denominato “public.resource.org”.

Public Resource era un’iniziativa del suo amico Carl Malamud: perseguiva lo scopo di rendere pubblici tutti i database esistenti, e Malamud aveva accettato con molto piacere da Aaron quell’enorme quantitativo di documenti provenienti dai tribunali statunitensi.

Nel fascicolo erano pertanto presenti anche alcuni appunti su Carl Malamud, un attivista da tempo oggetto di attenzione da parte delle autorità.

Malamud, nella foto in possesso degli investigatori, appariva come un signore sui cinquant’anni dall’aria tranquilla, in camicia azzurra e pantaloni sportivi un po’ sformati, con pochi capelli e occhialini tondi. L’aria un po’ trasandata da professore universitario, insomma.

Quando scriveva o parlava, però, aveva il fuoco dentro.

“Stiamo subendo, tutti noi cittadini, un vero e proprio oltraggio morale”, urlava spesso da un microfono nelle occasioni pubbliche. “Ci stanno sequestrando la nostra conoscenza. Il nostro patrimonio culturale è stato incatenato dietro ai paywall, ai muri elettronici degli archivi che richiedono un pagamento per accedere ai dati e ai documenti.”

Le riviste scientifiche, profetizzava Malamud, diventeranno disponibili solo per quei pochi studenti abbastanza fortunati, e ricchi, da poter frequentare università di lusso. Il restante novantanove per cento dei cittadini si troverà a dover pagare venti dollari ad articolo per poter accedere al nostro patrimonio scientifico e culturale.

Malamud voleva medicare questa ferita infetta.

Voleva smantellare questo “country club della conoscenza” per soli membri ricchi.