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154      Aggiustare il mondo


Con riferimento all’accusa, e all’azione penale federale, l’ufficio del procuratore degli Stati Uniti avviò l’indagine il 5 gennaio 2011.

L’assistente del procuratore degli Stati Uniti, Stephen Heymann, capo dell’unità per i crimini informatici e di Internet all’interno dell’ufficio del procuratore, si prese l’incarico dell’indagine e portò avanti l’azione penale.

Il procuratore capo, poco dopo l’arresto di Aaron Swartz, e l’agente speciale, che si era recato al MIT il 4 gennaio, interrogarono il personale tecnico e della polizia del MIT e notificarono al MIT due mandati di comparizione davanti al Gran Giurì.

L’atto d’accusa iniziale venne, così, emesso da un gran giurì federale, riunito a Boston, il 14 luglio 2011: l’imputazione a carico di Aaron Swartz prevedeva quattro capi d’accusa: uno per frode telematica e tre per violazione del temibile Computer Fraud and Abuse Act. Ognuno di questi tre capi d’accusa si basava su assunti giuridici diversi.

L’avvocato difensore Andrew Good venne informato dall’ufficio del procuratore degli Stati Uniti d’America dell’incriminazione e organizzò una comparizione volontaria di Aaron Swartz in tribunale la mattina presto del 19 luglio.

Seguendo le normali procedure dell’U.S. Marshal’s Service, Aaron Swartz venne arrestato per le accuse federali, trattenuto in cella in attesa di essere interrogato e gli vennero prese impronte digitali e dati identificativi.

Il giorno dell’arresto, Aaron Swartz pubblicò 11 tweet dal suo account Twitter che si riferivano al sito web di Demand Progress – che aveva pubblicato un articolo sui capi d’accusa e sull’arresto – e sollecitò dichiarazioni di sostegno a suo favore. Demand Progress, dal canto suo, avviò una raccolta di petizioni a suo sostegno, che furono sottoscritte da più di 35.000 persone.

Il 12 settembre 2012, 14 mesi dopo l’accusa iniziale, un secondo Gran Giurì, anch’esso riunitosi a Boston, emise un nuovo atto d’accusa.

L’imputazione a carico di Aaron Swartz saliva, così, a ben tredici capi d’accusa, tra cui due di frode telematica e undici di violazione del CFAA.

In sostanza, il nuovo atto d’accusa riprendeva i quattro capi d’imputazione iniziali e li suddivideva ulteriormente in più capi, interpretando la presunta condotta di Aaron Swartz come un “insieme di eventi distinti” e non, invece, come una singola accusa di responsabilità.

Ultimo, ma non ultimo, venne introdotta anche la fattispecie del danneggiamento di un computer protetto.

La situazione era diventata, in poco più di un anno, realmente preoccupante. Se si fosse elaborata una somma, pur teorica, dei limiti edittali e degli anni di reclusione previsti per quella rosa di reati, il risultato avrebbe portato a diverse decine di anni di carcere.

A tal proposito, un punto delicatissimo, nella vicenda processuale di Aaron, riguarda il possibile patteggiamento, ossia i tentativi di accordo tra accusa e difesa per concludere il caso prima di un processo, accordandosi sul livello della