Pagina:Aggiustare il mondo - Aaron Swartz.pdf/152

152      Aggiustare il mondo


L’accusa inquadrava Aaron come un “pirata”, che voleva rubare tutto il contenuto dell’archivio e caricarlo su sistemi di file sharing simili a Napster, per consentire a tutti gli utenti del mondo di prelevarlo liberamente e gratuitamente.

A sostegno di questa teoria, il governo aveva anche recuperato il Guerrilla Open Access Manifesto a firma (solo di) Aaron, risalente al 2008, e si concentrò su un passaggio del documento che invita, senza mezzi termini, a «prendere le informazioni, ovunque siano conservate, fare le nostre copie e condividerle con il mondo».

Lo scaricamento di quasi cinque milioni di articoli, ossia l’80% del contenuto del database di riviste di JSTOR, era, per l’accusa, chiaramente finalizzato a questo: «si sostiene» – si legge in un atto d’accusa – «che Swartz abbia eluso i sistemi di sicurezza del MIT e di JSTOR per distribuire una parte significativa dell’archivio di JSTOR attraverso uno o più siti di file-sharing».

Nel rapporto del MIT si nota, correttamente, come Aaron Swartz, in passato, avesse anche partecipato a uno studio sugli articoli presenti negli archivi pubblici che riguardava il pagamento, da parte di organizzazioni e centri d’interesse, a esperti – tra cui professori di legge – per la pubblicazione di articoli in riviste accademiche.

Aveva, in particolare, elaborato uno script che scaricava gli articoli dalla banca dati giuridica Westlaw e un secondo script che, immediatamente dopo, estraeva dalle note a piè di pagina di ogni articolo possibili informazioni rilevanti sulle fonti di finanziamento.

Questo “precedente” è molto interessante. Apriva nuove prospettive sulle reali motivazioni di Aaron alla base di un gesto simile e, se possibile, su un movente ben diverso: l’intenzione di generare un innovativo sistema di “riferimenti incrociati” che attraversassero l’intero database di JSTOR per autore, editore e fonte di finanziamento, in modo da dimostrare fino a che punto il servizio di JSTOR e, quindi, le tariffe che applicava alle istituzioni, fosse finanziato da denaro pubblico. Si trattava di una precisa linea di ricerca che portava avanti da mesi e che si pensava potesse avere qualche collegamento con un’azione simile.

Oppure, come è ovvio, in questo quadro di mistero, si può, senza problemi, ipotizzare che, al momento del download, Aaron Swartz non avesse ancora deciso cosa fare di quegli articoli.

Fatto sta, che la grande macchina giudiziaria statunitense, particolarmente rigorosa quando erano coinvolti dei comportamenti interpretati come crimini informatici, si mise in moto.

Passarono pochi mesi e già nell’estate del 2011 vennero avviati due procedimenti penali nei confronti di Aaron Swartz.

Il primo era un importante procedimento federale. Fu avviato dall’ufficio del procuratore degli Stati Uniti – il celebre, e autorevole, United States Attorney Office di Boston – e iniziò con un’incriminazione nel luglio 2011, seguita da un’altra nel settembre 2012.