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148      Aggiustare il mondo


Occorre, innanzitutto, sfatare alcuni miti, si legge nel documento, che si erano immediatamente diffusi dopo i fatti. I vertici del MIT non avrebbero in alcun modo preso di mira Aaron Swartz, né avrebbero cercato di ottenere un’azione/condanna penale nazionale o federale, né, tantomeno, una punizione esemplare o il carcere, né, ancora, si sarebbero opposti a un patteggiamento o a un accordo processuale “leggero”.

Dall’analisi del ruolo del MIT – si legge – siamo certi che le sue decisioni siano state ragionevoli, appropriate e assunte in buona fede. Il rapporto conferma la nostra fiducia nei membri della comunità del MIT coinvolti nelle vicende di Swartz. Hanno sempre agito con integrità e cuore e hanno servito il MIT con grande professionalità. Sappiamo che gli ultimi sette mesi sono stati difficili per loro e per le loro famiglie, e a loro va il nostro più profondo rispetto e la nostra gratitudine.

Di certo, però, il comportamento del MIT sollevò non pochi dibattiti, e nel rapporto viene evidenziato, giustamente, questo aspetto.

Ho sentito molti nella nostra comunità che ritengono che le nostre azioni siano state corrette e giustificate. Altri la pensano diversamente, e il gruppo di revisione ha individuato percorsi alternativi che avremmo potuto seguire, compreso un coinvolgimento più attivo nel caso man mano che si evolveva. Sono certo che ci saranno ulteriori discussioni e riflessioni ora che abbiamo in mano il rapporto.

Dalle righe del rapporto esce una descrizione del caso molto chiara, con tanti aspetti problematici. E la posizione neutra del MIT, tanto ribadita nella investigazione interna, non fu mai condivisa né dai familiari né dal collegio di difesa di Aaron né, tantomeno, dagli amici più cari. Fu una posizione, sostenevano, che ebbe comunque una conseguenza diretta sui fatti e sullo svolgimento dei procedimenti giudiziari.

Di certo, si legge nel documento sull’indagine interna, emerse la volontà, poco dopo, di revisionare le politiche di ateneo sulla raccolta, la fornitura e la conservazione dei documenti elettronici e vi fu un aumento di consapevolezza, e di conoscenza, su tali temi con, anche, un coinvolgimento degli studenti.

La vicenda Swartz aveva fatto emergere grandi dubbi, e generato un vivace dibattito, su argomenti quali l’open access, l’over-protection della proprietà intellettuale, i profili di responsabilità e gli aspetti etici nel mondo elettronico. Tutte questioni d’importanza centrale, che toccavano direttamente competenze, interessi e valori di tutto il personale pur tra differenze interpretative e posizioni contrastanti, più o meno libertarie.

Con riferimento alle azioni degli agenti e del team investigativo del MIT nei confronti di Aaron, il rapporto tende, poi, a precisare come nessuno sapesse, fino al giorno dell’arresto, che quella persona fosse lui. L’indagine fu una naturale reazione a un uso non corretto della rete del campus da parte di una persona