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14. Il primo dossier dell'FBI     133

volontari a recarsi nelle biblioteche e a scaricare un gran numero di casi su chiavette USB per poi donarli al pubblico.
Carelli non ha voluto dire perché il processo è stato sospeso, né se la “Thumb-Drive Corps” di Malamud sia stata la causa di tale decisione. Anche Malamud non vuole parlarne, ma in una lettera ai tribunali dello scorso ottobre ha fatto notare che la sperimentazione interrotta «è stata condotta senza alcuna linea guida scritta o orale sull’uso appropriato».
Malamud dice che non vede l’ora che arrivi il giorno in cui non dovrà più ricorrere al sistema. «Se avessi 10 milioni di dollari, farei una copia di tutti i documenti e la farei finita»

L’articolo che abbiamo appena analizzato apre tante strade interpretative agli agenti dell’FBI, che cominciano a unire i puntini e a comprendere che cosa fosse successo. Vi è, ormai, la quasi certezza che il DVD allegato alla lettera contenesse i file provenienti da quel periodo di prova.

Lo step investigativo successivo dell’FBI si concentra sulle persone e riguarda l’identificazione di chi fosse stato ad accedere, studiando le modalità attraverso le quali aveva operato. Si analizza, in altri termini, il processo di login.

In pochi giorni, l’FBI viene a sapere che l’indirizzo IP di Amazon usato per le operazioni collegate all’accesso al sistema PACER appartiene a tale Aaron Swartz, del quale riescono ad ottenere un numero di telefono e un indirizzo nei pressi di Highland Park. La scheda di Aaron in possesso dell’autorità inizia a riempirsi di dati. Ha una pagina web, che viene visionata con cura dagli investigatori per raccogliere le prime informazioni. Il sistema non restituisce precedenti penali. Nel fascicolo finiscono anche il suo numero di previdenza sociale, una sua foto e tanti altri documenti pubblici, compresa una recente attività collegata al sito whatchdog.net.

Il sopralluogo per identificarlo non va a buon fine, per il rischio dell’agente di essere scoperto.

Il 12 febbraio del 2009, il New York Times pubblica un articolo intitolato “Uno sforzo per aggiornare il sistema di archiviazione delle corti in maniera gratuita e facile”; in questo articolo viene intervistato proprio Swartz, sulla compromissione del sistema PACER. Anche in questo articolo, che finirà nel fascicolo, si parla dell’invito fatto da Malamud a tanti attivisti di andare nelle diciassette biblioteche che offrivano accesso gratis e di scaricare più documenti che potevano, per poi mandarli a lui per la pubblicazione sul web.

Swartz rispose, e scaricò i documenti; gli avvocati dei due li rassicurarono, dicendo che non avevano infranto alcuna legge, ma li consigliarono di rimanere un po’ nell’ombra, di tenere un basso profilo. Del resto, il New York Times aveva una diffusione mondiale.

Quando l’FBI inserì anche questo articolo nel fascicolo, apparve interessante il sottotitolo: “Aaron Swartz used a free trial of the government’s Pacer system