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62 ii - de la comunitá d’amore


Filone. Oh oh, io mi ricordo! Non ti maravigliare, Sofia, che avendomi tu usurpata la memoria, io non mi posso ricordar di queste cose.

Sofia. Se ben te la usurpo, te la levo da le cose aliene, ma non da le mie.

Filone. Di quelle tue solamente l’anima mia si ricorda, le quali l’empieno d’amore e di pena. Quest’altre, se ben son tue, son aliene del mio patire.

Sofia. Sia come si voglia, ti perdóno l’oblivione ma non la promessa. E poi che abbiamo tempo commodo, sediamo sotto quest’ombra; e dimmi del nascimento de l’amore e qual fu la sua prima origine.

Filone. Se vuoi che parliamo del nascimento d’amore, bisognará, in questa presente confabulazione, prima dirti de la comunitá del suo essere e de la sua ampia universalitá; e un’altra volta poi parleremo del suo nascimento.

Sofia. Non è prima l’origine de la cosa, che la sua universalitá?

Filone. È ben prima in essere, ma non è prima ne la nostra cognizione.

Sofia. Come no?

Filone. Perché la comunitá de l’amore è piú manifesta a noi che l’origine di quello: e da le cose note si viene a la cognizione de le cose ignote.

Sofia. Tu dici ben il vero, che l’universalitá de l’amore è assai manifesta: imperò che quasi nissuno uomo è spogliato di quello, né maschio né femmina né vecchio né giovane; e anco i bambini, ne la prima cognizione, amano le madri e nutrici loro.

Filone. Tu non fai adunque l’amore piú comune de l’umana generazione?

Sofia. Ancor in tutti gli animali irrazionali che generano si truova amore, tra femmine e maschi, e tra figliuoli e parenti.

Filone. Non solamente la generazione è cagione de l’amore che si truova negli uomini e negli altri animali, ma molte altre