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vir insignis et celeber mathematicus» ricordato come inventore di un nuovo astrolabio nel trattato Contra astrologiam (IX, 8) della «fenice degli ingegni», non è il nostro1 ma Leone di Bagnols, ossia Levi Gersonides, d’altra parte il nostro pare che proprio a istanza di Pico scrivesse in quel torno di tempo la sua opera De coeli harmonia, dove forse erano inclusi quei canoni2. Ma piú tardi anche egli si vantava (Elegia I, vv. 109-111) di essere entrato a discutere nelle accademie dei filosofi senza che nessuno riuscisse a tenergli testa.

Breve sosta nei travagli di un destino inquieto. Il 21 febbraio 1495 le truppe di Carlo VIII entrano in Napoli: gli Abarbanel, troppo legati agli Aragonesi, si allontanano in tutta fretta. Isacco dopo aver seguito Alfonso II in Sicilia fino alla sua morte avvenuta nel ’96, e dopo un breve viaggio a Corfú, trovò rifugio a Monopoli, e lá risiedette molti anni, intento solo (ché della politica ormai doveva essere stanco) al suo vasto lavoro di interpretazione teologica della Bibbia3. Leone si reca invece a Genova, con la moglie, per cercare un ambiente che potesse accogliere con favore la sua attivitá professionale. Liguria e Monferrato erano in quegli anni invase dagli ebrei profughi di Spagna, che un annalista genovese4 descrive laceri e smunti, pieni solo della loro tenacia: ma a Genova, non ancora scossa nella sua economia dalle recenti scoperte geografiche e dalle guerre d’Italia, c’era in quel momento posto per tutti. Segnatamente per i medici. Il 17 febbraio 1494 il governo della Repubblica inoltrava istanza al sommo Pontefice perché, secondo il desiderio quasi universale della cit-

  1. Come ancora crede il Saitta, op. cit., p. 88: ma giá il Munk dimostrò errata questa identificazione. Anche il Leone Ebreo ricordato dal Garzoni nella Piazza delle professioni, XXXIX, è probabilmente Levi ben Gerson (Solmi, op. cit., p. 85 n.).
  2. Vedi piú oltre, nel § II di questa Nota. Non sono però i nostri quell’Isaacius Abarbanel e Iochanam suo figlio, dei quali parla Francesco Pico (in Opp., Basilea, 1571, t. II, p. 1371; cfr. Zimmels, L. H., pp. 24-27 e Solmi, op. cit., pp. 84-85 n.). Ma la famiglia Pico fu probabilmente in relazione anche col Mariano Lenzi editore dei Dialoghi, come si dirá.
  3. A Monopoli nel 1497 egli compose anche il trattato escatologico giá ricordato Ma’yenê ha-jeschu’ah («Fonti della salute»), dove sostiene che il Messia è giá nato e che imminente è la redenzione (cfr. Pflaum, op. cit., p. 76).
  4. Senarega, Annali di Genova, in Muratori, RR. II. SS., XXIV, col. 531. Un’edizione critica di questo importante cronista prepara ora l’amico mio Emilio Pandiani, per la nuova silloge dei Rerum italicarum scriptores; il quale mi ha indicato cortesemente i documenti genovesi qui appresso citati.