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388 iii - de l’origine d’amore


Filone. Non fu ben seminato perché il terreno non volse ricevere la perfetta semenza.

Sofia. Adunque è defettuoso?

Filone. In questo sí, veramente.

Sofia. Ogni defettuoso è deforme: come adunque ami il deforme? se perché ti pare bello l’amore tuo, adunque non è retto né vero come dici.

Filone. Non è cosa cosí bella che alcun difetto non abbi, se non il sommo bello; è in te tanta bellezza che, se bene con quella questo difetto (che mi fa infelice) s’accompagna, può molto piú la gran bellezza movermi ad amarti, che ’l piccol difetto (a me non poco nocivo) a odiarti.

Sofia. Io non so giá che bellezza possi essere questa mia, che tanto ti muova ad amarmi. Tu mi hai mostrato che la vera bellezza è la sapienzia; in me di questa non è altra parte che quella che tu mi porgi: in te adunque è la vera bellezza e non in me; io dovria amare te e non tu me.

Filone. Bastami dirti la causa perché io t’amo, senza cercare quella perché non ami me: ché io non so altro, se non che ’l mio amore verso di te è tanto che non lascia per te parte alcuna, con la quale mi possi amare.

Sofia. Basta che dichi come tu m’ami non essendo bella, o che bisogna che la bellezza sia altro che sapienzia, o che tu non veramente m’ami.

Filone. È vero che t’ho detto che la somma bellezza è la sapienzia divina; la quale in te ne la formazione e grazia de la persona e ne l’angelica disposizione de l’anima, se bene gli manca qualche cosa de la esercitazione, reluce in tal maniera che la tua immagine ne la mente mia è fatta e reputata divina e adorata per quella.

Sofia. Non credeva giá che in tua bocca capisse adulazione, né che tu verso di me la volessi mai usare. Io, secondo te, non posso essere bella, ché in me non è sapienzia: e tu mi vuoi dire ch’io son divina.

Filone. La disposizione de la sapienzia è la bellezza che Dio participò a l’anime intellettive quando le produsse: e tanto