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identità di dio e dell’intelletto divino 347

simplicissima unitá, produce l’unico universo con tutte le sue parti ordinate ne l’unione del tutto, e, cosí come il produce, il conosce tutto e tutte le suoi parti e parti de le parti in una simplicissima cognizione, cioè conoscendo se stesso, che è la somma sapienzia, di che tutto dipende come immagine e simulacro di quello. E in lui è il medesimo il conoscente e il conosciuto, il sapiente e la sapienzia, l’intelligente e l’intelletto e la cosa intesa da lui: in la quale, essendo simplicissimamente una senza multiplicazione alcuna, consiste la perfettissima cognizione de l’universo tutto e d’ognuna de le cose prodotte, molto piú eminente perfetta e distintamente e in molto piú preciso modo che in la cognizione che si piglia de le cose istesse divisamente d’ognuna, però che questa cognizione è causata da le cose cognite, e secondo quelle divisa e multiplicata e imperfetta. Ma quella cognizione è prima causa di tutte le cose e di ciascuna per sé, e però è libera de li defetti de li effetti ne la cognizione di quelli, e può con unitá e simplicitá de l’intelletto avere infinita e perfettissima cognizione di tutto l’universo e d’ognuna de le cose prodotte fino a l’ultima parte di quello. Strologhizando adunque per questa peripatetica via de l’essenzia divina, la soluzione del tuo dubio è manifesta: ché essendo Dio la sua medesima sapienzia, primo intelletto, idea de l’universo, la sua bellezza è quella medesima de la sapienzia e intelletto suo, idea del tutto; e quella (come t’ho detto) è la vera e prima bellezza, per la participazione de la quale, secondo piú o manco, ogni cosa de l’universo viene piú e meno bella; e il medesimo universo tutto continente è quel che piú la participa, come sua propria immagine, e de le parti sue la natura intellettuale è quella in che piú simile e piú perfettamente s’imprime, e piú riceve de li suoi cari raggi.

Sofia. Di poi questa integrazione, non mi resta piú sete desiderativa di nuovo poto in questa materia, però che talmente m’ha saziato questa tua ultima resoluzione, che piú presto procuro che ’l mio intelletto s’informi essenzialmente di quella che cercare piú nuove cose. Niente di manco, perché tu chiamasti questa prima via de la mia satisfazione peripatetica, se forse ne fusse qualch’altra che mi bisognasse