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eros figlio di poros e penia 311

che è mezzo fra il bello e il brutto, perché l’intelletto possibile e le forme materiali sono mezzo fra la pura materia totalmente informe e fra le forme separate e intelligenzie attuali angeliche che sono vere belle. Però assegna Diotima equalmente a l’amore le condizioni e machinazioni de la materia corporea, bisognante e mortale, variabile e imperfetta, madre sua, e le condizioni intellettuali e perfette de lo affluente intelletto Poro, padre suo; e lui pone filosofante e non sapiente, però che l’intelletto possibile desia la sapienzia ed è in potenzia di quella, perché non è in atto sapiente come l’intelletto angelico. Ne mostrò adunque Diotima in questa sua favola che l’intelletto possibile è participato de l’intelletto, agente o in atto, angelico o ver divino, e che la possibilitá non gli viene da la sua propria natura intellettuale (come alcuni credono), ma solamente da la compagnia de la bisognante materia privata d’ogni atto e pura potenzia. Ne insegnò che ’l primo produttore de l’amore genito è la generata bellezza, e li propri parenti suoi sono il conoscimento de la bellezza, il quale gli è padre, e il mancamento di quella, che è la madre: però che ciò che si ama e desia bisogna che sia preconosciuto per bello, e che manchi o che possa mancare, e si desideri conservare sempre; sí che tu, o Sofia, conosci che ’l padre de l’amore universale nel mondo inferiore è il conoscimento de la bellezza, e la madre è il mancamento di quella.

Sofia. Questo intendo: ma questi parenti mi pare che s’applichino solamente al mondo corporeo, e ancora nel generabile inferiore solo; e giá ho inteso da te che nel mondo angelico si truova prima e principalmente l’amore, al quale assegnasti queste due proprie cause, cioè conoscimento e mancamento di bellezza.

Filone. Egli è vero che l’amore non solamente ne l’inferiori, ma principalmente ne l’angelico è per conoscimento di bellezza che manca: ma questa è la bellezza immensa e divina, de la quale tutti gl’intelletti creati mancano e quella conoscono amano e desiano; e questa tal bellezza chiama Platone magna Venere, cioè la bellezza del mondo intellettuale. E questa non nacque in tempo, però che è eterna e immutabile; né manco