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290 iii - de l’origine d’amore

donne, ma quello che chiamavano androgeno, il quale era maschio e femmina insieme, e cosí come l’uomo depende dal sole e la donna da la terra, cosí quello depende da la luna participante di sole e di terra, — era dunque quello androgeno grande forte e terribile, però che avea due corpi umani legati ne la parte del petto e due teste colligate nel collo, un viso a una parte de le spalle e l’altro a l’altra, quattro occhi e quattro orecchie e due lingue, e cosí i genitali doppi; avea quattro braccia con le mani e quattro gambe con li piedi, di maniera che veniva quasi a essere in forma circulare; si moveva velocissimamente, non solo a l’una e l’altra parte, ma ancora in moto circulare con quattro piedi e quattro mani con gran celeritá e veemenzia. Insuperbito de le forze sue, prese audacia di contendere con gli dèi e d’esserli contrario e molesto: onde Giove consigliandosi sopra ciò con gli altri dèi, poi diverse sentenzie, gli parve non doverli ruinare, perché mancando il genere umano non saria chi onorasse gli dèi, né manco gli parve di lasciarli in la sua arroganzia, perché tollerarla sarebbe vituperio a li divini; onde determinò che si dividessero, e mandò Apolline che gli dividesse per mezzo a lungo e ne facesse di uno due, perché potessino solamente andare dritti per una banda sopra due piedi, e saria doppio il numero de li divini cultori: ammonendoli che se piú peccassero contra gli dèi, che tornaria a dividere ogni mezzo in due, e restariano con uno occhio e una orecchia, mezza testa e viso, con una mano e un piè col quale camminariano saltando come li zoppi, e restarebbeno come gli uomini dipinti ne le colonne a mezzo viso. Il quale Apolline in questo modo li divise da la parte del petto e del ventre, e voltògli il viso a la parte tagliata, acciò che vedendo l’incisione si ricordassero del suo errore e ancora perché potessero meglio guardare la parte tagliata e offesa; sopra l’osso del petto misse cuoio, e pigliò tutte le bande tagliate del ventre e le raccolse insieme, [e] legolle in mezzo di quello, il quale ligame si chiama ombelico, circa del quale lasciò alcune rughe fatte da le cicatrici de l’incisione, acciò che vedendole l’uomo si ricordasse del peccato e de la pena. Vedendo ciascuno de li mezzi