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limiti dell’eros platonico 281

mondo creato, ed egli solamente del principio de l’amore umano. Il quale tenendo alcuni che fussi un dio, ovvero dea, che continuamente influisca questo amore agli uomini, Platone contro quelli dice che non può essere dio, perché gli dèi infondano perfezione e bellezza in abito come loro, che sono veramente perfetti e belli; ma l’amor ne li umani non è possessione né perfezione di bellezza, ma desiderio di quella, che manca, onde la sua bellezza è solamente in potenzia, e non in atto né abito, come in effetto è negli angeli: ché veramente amore è la prima passione de l’anima, ché l’essere suo consiste in inerenzia potenziale a la bellezza amata. E però Platone pone il suo principio inferiore degli dèi, cioè demone, la bellezza del quale è in potenzia, a rispetto de l’angelica che è in atto; e cosí come Platone pone a le perfezioni attuali, scienzie e sapienzie umane in atto, le idee per princípi, cosí alle potenzie, virtú e passioni de l’anima pone gli démoni, inferiori degli dèi, per princípi: essendo l’amore (come t’ho detto) la prima passione de l’anima, pone un grande e primo demone per suo principio. Ma l’amore di che parliamo negli angeli non è passione corporea, ma inerenzia intellettuale ne la somma bellezza: onde questo escede i démoni e uomini insieme, ed è principio de l’amore nel mondo creato, il che non niega Platone, che esso medesimo pone amore nel sommo Dio, participato agli altri dèi cosí come quello del démone agli umani, ma, per essere piú alto di quello, non ne fa uno comune parlare d’ambidue, come abbiamo fatto noi.

Sofia. Ancora di questo ultimo dubio son satisfatta. Solamente vorrei sapere da te in questa parte, come l’amore, il qual nacque nel mondo angelico, di li proceda e si participi a tutto l’universo creato; e se gli angeli participano tutti ne l’amore de la divina bellezza immediatamente, ovvero l’uno mediante l’altro superiore a lui.

Filone. Gli angeli participano ne l’amore divino al modo che fruiscano la sua unione: e in questo li filosofi, teologi e arabi son discrepanti. La scuola d’Avicenna e Algazeli e il nostro rabi Moise e altri tengono che la prima causa sia, sopra tutte l’intelligenzie movitrici de’ cieli, causa e fine amato da tutti;